La NASPI è quell’indennità per disoccupati che l’INPS eroga a soggetti che, per cause indipendenti dalla loro volontà, perdono la loro occupazione. La pensione, invece, è il trattamento che spetta a un contribuente quando termina la sua attività lavorativa e raggiunge i requisiti necessari per lasciare definitivamente il lavoro. Molti, prima di andare in pensione, passano dalla NASPI.

Questo accade principalmente perché ci sono due misure che, al termine della NASPI, permettono di anticipare il pensionamento. Inoltre, i periodi di disoccupazione sono utili sia per la misura della prestazione che per il diritto ad andare in pensione.

Ciò perché sono considerati periodi di copertura figurativa. Tuttavia, è sempre meglio effettuare i calcoli con attenzione, poiché esistono vincoli che possono complicare la situazione di un contribuente al momento del pensionamento.

“Buonasera, sono un addetto ai lavori gravosi e credevo di poter accedere alla pensione a 66 anni e 7 mesi di età con 20 anni di contributi. Sono in NASPI da 8 mesi e a giugno terminerò con l’indennità, proprio nel mese in cui compio i 66 anni e 7 mesi. La NASPI mi porterà a 30 anni di contributi utili per la pensione, ma mi stanno dicendo che non posso andare in pensione perché la NASPI non conta. Ma come non conta? Credevo fossero contributi figurativi validi ed utili per la pensione. Non capisco.

Dovrò aspettare novembre per la pensione di vecchiaia a 67 anni. Ora, senza considerare il fatto che resterei 5 mesi senza reddito, io che ho in tutto 5 anni di contributi da disoccupazione nel mio estratto conto, cosa significa? Che mi pagheranno una pensione su 25 anni di versamenti e non su 30? Non ci capisco più niente. Queste notizie mi confondono.”

Attento ai vincoli: prendere la disoccupazione prima della pensione mette a rischio la domanda

I contributi figurativi per la pensione sono sempre validi, sia per il calcolo della pensione che per il diritto alla prestazione.

Tuttavia, esistono misure che impongono vincoli specifici alla disoccupazione come periodo utile per maturare il diritto alla quiescenza. Uno di questi casi riguarda proprio il nostro lettore.

Per la pensione di vecchiaia con uno sconto di 5 mesi, che è una possibilità reale per chi svolge lavori gravosi o usuranti, i contributi figurativi non valgono. Questo vale non solo per i periodi coperti dall’ammortizzatore sociale per disoccupati. La pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi di età con 30 anni di contributi è stata introdotta con il decreto n° 4 del 2019. Lo stesso decreto della Quota 100, del Reddito di Cittadinanza e della prima Pace Contributiva.

Il primo gennaio 2019 ci fu un aumento di 5 mesi nei requisiti di età per le pensioni di vecchiaia, passando da 66,7 anni a 67 anni, sempre con un minimo di 20 anni di contributi. Solo per gli addetti ai lavori gravosi o usuranti, l’incremento di 5 mesi è stato bloccato, mantenendo l’età pensionabile a 66,7 anni. Tuttavia, i contributi richiesti sono stati aumentati a 30 anni, non 20 come per le pensioni di vecchiaia ordinarie, e i vincoli relativi a questi 30 anni sono molto più severi. Infatti, i 30 anni di versamenti devono essere neutri rispetto ai contributi figurativi.

Occhio, non sempre i contributi figurativi agevolano l’uscita dal lavoro

I contributi figurativi, anche nel caso del nostro lettore, sono validi per il calcolo della prestazione. Tuttavia, non valgono per il diritto alla prestazione stessa. Pertanto, quando andrà in pensione a 67 anni, i suoi 30 anni di versamenti saranno tutti validi. Per la prestazione di vecchiaia anticipata a 66 anni e 7 mesi di età, il vincolo è simile a quello delle pensioni anticipate ordinarie o della Quota 41 per i lavoratori precoci, che richiedono 35 anni effettivi di contributi.

Anche per queste misure, non tutti i contributi figurativi sono validi per il diritto alla pensione.

Ad esempio, un lavoratore con 42,10 anni di contributi totali, ma con oltre 7 anni di contributi figurativi da Naspi o malattia, vedrà applicate regole specifiche. La pensione anticipata ordinaria richiede 42,10 anni di versamenti totali. Ma 35 di questi devono essere effettivi, escludendo i contributi figurativi da disoccupazione INPS o da malattia indennizzata dall’Istituto Previdenziale.

Se un soggetto in NASPI supera il limite dei contributi figurativi e non raggiunge i 35 anni effettivi, perde il diritto alla pensione anticipata. E dovrà lavorare ulteriori mesi fino al completamento dei 35 anni effettivi. I contributi figurativi in più versati, tuttavia, varranno per il calcolo della prestazione.