Prestate la massima attenzione alla trappola in busta paga travestita da bonus. Come canta Renato Zero con il brano La trappola: “Il mestiere tuo è rischiare tutto è prendere o lasciare e vai e vai. Sorpassa tutti e vai, il traguardo è la ce la farai. C’è una trappola”. Nel corso della vita può capitare a tutti di inciampare in qualche trappola.

In tutti questi casi l’importante è rialzarsi e cercare di affrontare al meglio ogni problematica. Un modo di approcciarsi alle varie situazioni che si rivela essere particolarmente utile quando ci si ritrova alle prese con questioni di carattere burocratico.

A tal proposito si invita a stare molto attenti a una trappola che si trova in busta paga travestita da bonus. Ma di cosa si tratta?

Taglio del cuneo fiscale, quanto vale di più la busta paga

Come si evince dalla circolare Inps numero 11 del 16 gennaio 2024, i lavoratori, sia dipendenti privati che pubblici, hanno diritto nell’anno in corso ad un esonero pari al:

  • 6%, purché la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non superi quota 2.692 euro al mese, al netto del rateo di tredicesima;
  • 7%, purché la retribuzione imponibile, anche in tal caso parametrata su base mensile per tredici mensilità, non superi quota 1.923 euro al mese, al netto del rateo di tredicesima.

Ne consegue che per redditi fino a 35 mila euro, con un taglio del cuneo fiscale del 6% su IVS, l’aumento in busta paga sarà pari a circa 90 euro in più al mese. Invece coloro che percepiscono redditi fino a 25 mila euro e taglio del cuneo fiscale pari al 7% beneficiano di un aumento in busta paga pari a circa 60 euro in più al mese.

Attenzione alla trappola in busta paga travestita da bonus

In base a quanto si evince dal Rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio sulla politica di bilancio presentata il 19 giugno 2024, proprio il taglio del cuneo contributivo applicato in busta paga ai lavoratori dipendenti comporta in realtà un effetto distorsivo.

Entrando nei dettagli ecco spiegato che:

“L’adozione dello sconto contributivo per fasce di reddito anziché a scaglioni altera nuovamente il profilo delle aliquote marginali effettive sul reddito da lavoro dipendente […] La distorsione è tale da generare una trappola della povertà vicino alle due soglie di reddito oltre le quali si abbassa o viene meno lo sgravio contributivo (25.000 e 35.000 euro), con aliquote marginali superiori al 100 per cento. L’aumento di un solo euro del reddito determina una diminuzione dello sconto, e quindi del reddito disponibile, di circa 150 euro quando si superano i 25.000 euro lordi e di circa 1.100 euro superati i 35.000 euro lordi”.

Tale fenomeno risulterebbe estremamente rilevante nel caso in cui la decontribuzione dovesse divenire permanente. In particolare comporterebbe un forte disincentivo al lavoro e renderebbe più complicato raggiungere dei nuovi accordi contrattuali. Un lavoratore che attualmente percepisce il bonus contributivo, infatti, è disincentivato a ottenere un guadagno più elevato. Con l’attuale sistema, si sottolinea:

“considerando dunque anche le alte aliquote fiscali, sarebbe necessario un aumento di salario di circa 2.000 euro per neutralizzare gli effetti del superamento della seconda soglia”.