Una cosa a cui tutti gli italiani si sono abituati ormai da tempo è che ogni qualvolta che un Governo vara una misura di pensionamento che sembra assolutamente favorevole al pensionato, c’è qualcosa che non va. Infatti misure favorevoli in termini di uscita dal mondo del lavoro, sono state varate spesso dai governi. Magari si trattava solo di “toppe” a misure precedenti emanate senza considerare le controindicazioni. E parliamo delle salvaguardie esodati, per esempio. Ma ci sono anche misure varate per detonare in parte il colpo subito dal 2012 con la riforma Fornero.

Misure destinate a determinate categorie di lavoratori e contribuenti, per consentirgli anticipi rispetto ai requisiti ordinari. E parliamo di Ape sociale, quote 41 precoci, Opzione donna e le ultime pensioni con le quote, dalla quota 100 alla quota 103.

Pensioni anticipate, tra incentivi e disincentivi

Misure tampone e poco fruibili, e spesso ricche di paletti e vincoli idonei a persuadere un lavoratore a lasciare perdere e restare al lavoro. Disincentivi a scegliere una misura pensionistica quindi. Ma adesso c’è anche una via diversa utilizzata dal Governo, che è quella dell’incentivo a restare al lavoro. Non cambia nulla, perché si tratta di iniziative volte ad evitare che una massa enorme di lavoratori scelgano di andare in pensione anticipatamente, sfruttando una misura che il Governo quindi vara “pregando” che pochi la scelgano. Una riproposizione simile al vecchio bonus Maroni è quella che adesso vale per la quota 103. Ma di cosa si tratta e quando arriva questo incentivo al lavoratore?

“Buonasera, ho appena compiuto 62 anni di età e ho 41 anni di contributi quasi tutti da lavoro. Ma sono ancora in forma e potrei evitare di utilizzare questi contributi per la pensione con la quota 103. Vorrei restare al lavoro, oltre che per incrementare la mia pensione futura, anche per godere del vantaggio dell’incremento di stipendio del nuovo bonus Maroni.

Ma quando arriva questo incentivo visto che ho i requisiti per andare in pensione con la quota 103?”

Bonus e incentivo a restare al lavoro: stipendio più alto senza pensione. Ecco la guida

L’INPS con la circolare n° 27 del 10 marzo scorso, di cui parla anche il Sole 24 Ore, aveva messo nero su bianco tutte le cose da conoscere relative alla ormai famosa quota 103. La misura di pensionamento anticipato che consente di uscire dal lavoro dai 62 anni di età con almeno 41 anni di contributi previdenziali versati, è in vigore dal mese di gennaio scorso. E l’INPS specificò tutti i cavilli della misura, dal divieto di cumulo coi redditi da lavoro, ai requisiti specifici della quota 103, con le platee dei potenziali beneficiari che hanno pochi limiti. Infatti, la quota 103 riguarda tanto i lavoratori dipendenti del settore privato che i lavoratori statali. Tanto i lavoratori autonomi che i parasubordinati.

Quota 103, i requisiti entro il 31 dicembre prossimo

I requisiti vanno raggiunti entro la fine del corrente anno. La misura infatti cesserà di funzionare proprio alla fine del 2023. Questo, salvo proroghe nella futura Legge di Bilancio dell’attuale Governo. Sulla misura però vale il bonus per chi resta in servizio nonostante abbia maturato i requisiti. Pertanto, quanti invece di andare in pensione, decidono di restare al lavoro, a prescindere dalla maturazione del diritto alla quota 103, riceveranno uno stipendio più alto. E per tutti i mesi di permanenza al lavoro.

Niente automatismo, il bonus va richiesto

Quindi, tutti i lavoratori che entro il 31 dicembre prossimo arrivano a 62 anni di età con 41 anni di contributi versati chiudendo di fatto la combinazione utile alla quota 103, possono scegliere il bonus. Prendendo uno stipendio più alto. Scegliere significa che deve essere il diretto interessato e quindi il lavoratore, a chiedere il bonus al posto della pensione. Infatti, l’operazione non è automatica.

L’aumento in busta paga è il corrispettivo di quello che, a tutti gli effetti, è un esonero contributivo a vantaggio del lavoratore. Infatti il datore di lavoro anziché versare i contributi all’INPS li lascia in busta paga come stipendio netto. Ma parliamo della parte di contribuzione a carico del lavoratore. Una quota dei contributi che paga mensilmente il lavoratore in aggiunta a quelli a carico dell’azienda. La misura di questa parte di contribuzione in genere è del 9,19%.

Decreto in Gazzetta: stipendio più alto senza pensione

Da una decina di giorni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che fa partire l’incentivo. Un decreto del Ministero del Lavoro che tratta proprio di quello che qualcuno chiama bonus Maroni, riferendosi a una misura simile varata dal compianto, e all’epoca Ministro, Roberto Maroni (erano i tempi del Governo Berlusconi, nda). Il decreto mette in chiaro le regole operative del bonus per quanti, pur avendo maturato entro il 31 dicembre 2023 il diritto alla pensione anticipata flessibile con quota 103, decidono di rimanere in servizio. La scelta può essere effettuata in un qualsiasi momento a partire dalla data in cui si completa il diritto alla quota 103. E può essere fatta una sola volta.