Aumentano le pensioni nel 2024. Questa non è una novità e non dipende certo dalla legge di Bilancio del Governo di Giorgia Meloni. Ma c’era attesa per quanto riguarda la modalità di indicizzazione delle pensioni. Perché il fatto che i trattamenti previdenziali salgono di importo ogni anno, è un fatto praticamente scontato. Non ci sono dubbi al riguardo visto che in genere questi trattamenti si adeguano al tasso di inflazione. Si parlava però con insistenza di taglio delle rivalutazioni, e questo ha allarmato i pensionati.

Una nostra lettrice infatti ci chiedeva giorni fa cosa avesse deciso il Governo in materia rivalutazioni delle pensioni.

“Buongiorno, sono Sofia, pensionata con trattamento da 1.050 euro al mese. Volevo capire che genere di pensione prenderò nel 2024 dopo la consueta rivalutazione. Il Governo ha cambiato le regole o no? Il tasso di inflazione a che punto è arrivato e come impatterà sulle nostre pensioni?”

Aumento della pensione a gennaio, ecco le regole della rivalutazione dei trattamenti

Stando a quanto si apprende dalla legge di Bilancio, le pensioni verranno rivalutate al tasso di inflazione con le medesime regole del 2023. Perché dopo tanto parlare dietro le ipotetiche novità sulle rivalutazioni, il Governo ha deciso di lasciare tutto com’era. E anche la super rivalutazione per pensionati con oltre 75 anni di età. Sull’entità del tasso di inflazione invece, bisogna pazientare. E’ ancora presto per capire che genere di tasso previsionale l’INPS utilizzerà ad inizio 2024. Infatti come prassi l’INPS adegua le pensioni al tasso di inflazione di previsione, perché quello definitivo l’ISTAT lo certificherà sono a 2024 in corso. Quindi la rivalutazione sarà come sempre provvisoria, salvo poi passare al conguaglio dopo la certificazione sul dato definitivo dell’inflazione.

La rivalutazione delle pensioni nel 2024

Le regole con cui l’INPS adeguerà le pensioni però non cambiano rispetto al passato. Che sia pari al 6% o meno il tasso di inflazione previsionale, anche nel 2024 ci saranno pensionati che riceveranno un adeguamento degli assegni in misura pari al 100% di questo tasso.

Nulla infatti ha cambiato il Governo in materia. Per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo quindi, assegni rivalutati in misura piena. Se il tasso di inflazione è pari al 6%, la rivalutazione è del 6%. Se questo tasso è del 5%, la rivalutazione è del 5%. Anche gli altri scaglioni, che godono di una indicizzazione non piena, non hanno subito variazioni.

Per le pensioni sopra 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo INPS, la rivalutazione è pari all’85% del tasso di inflazione. Se il tasso di inflazione è pari al 6%, la rivalutazione per chi prende una pensione di questo genere, è pari al 5,1%. Se invece l’inflazione fosse pari al 5%, l’indicizzazione sarebbe del 4,25%. Man mano che salgono le pensioni, si abbassa la percentuale di perequazione. Così si adotterà il 53% per le pensioni di importo compreso tra le 5 e le 6 volte il minimo, il 47% per quelle di importo compreso tra 6 ed 8 volte il trattamento minimo, il 37% per quelle comprese tra 9 e 10 volte il minimo e il 22% per quelle più alte.

Per le pensioni più alte cambia in peggio la rivalutazione quindi. Si passa infatti dal 32% al 22%.

Cosa significa pensione fino a determinate volte il trattamento minimo

Il trattamento minimo è la cifra minima di pensione che l’INPS paga ai pensionati privi di altri redditi. Infatti l’integrazione al trattamento minimo altro non è che l’importo minimo del trattamento pensionistico che i pensionati possono ricevere. E per il 2023 questo trattamento minimo è pari a 563,74 euro per il 2023. La pensione fino a 4 volte il trattamento minimo INPS al lordo delle tasse è pari a 2.272 euro. Significa che fino a questa cifra i pensionati percepiranno la rivalutazione piena. Per quelle fino a 3.308 euro lordi al mese la rivalutazione sarà dell’85%, per quelle fino a 4.544 euro lordi la rivalutazione sarà del 53% e così via dicendo in base a quanto detto in precedenza.