Le misure adottate dal Governo e il rischio di una seconda ondata pandemia potrebbero avere effetti su più fronti. In alcuni casi potrebbe saltare la pratica per il bonus 110. Il rischio concreto riguarda soprattutto immobili vecchi (ante ’50 e ’60) e le seconde case nei paesi e Comuni più piccoli.

Rischio paralisi per il bonus 110: ecco in quali casi

La preoccupazione è stata avanzata dal presidente del Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati,Maurizio Savoncelli:

“se non si trova il modo, con turnazioni o interscambio di personale, di avere un presidio negli uffici pubblici, potrebbero bloccarsi misure importanti, come il superbonus fiscale del 110%”

La questione potrebbe diventare quanto più urgente con una eventuale proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021.

Pur condividendo le misure dell’esecutivo, quindi, il Consiglio ha espresso perplessità su quello che potrebbe accadere in queste circostanze. Non tutti gli uffici pubblici sono pronti per lo smartworking e, non presidiando gli sportelli aperti al pubblico, alcune pratiche di lavori per il 110 potrebbero di fatto restare congelate. Nel frattempo, non sapendo se il bonus diventerà strutturale, i proprietari potrebbero rinunciare o scegliere altre vie.

L’accesso agli atti in modalità smartworking non è sempre facile

La questione non riguarda tanto gli uffici del catasto delle grandi città o gli atti delle nuove costruzioni. Ma molte delle richieste per il bonus 110 riguardano edifici costruiti negli anni ’50 e ’60 e seconde case in paese. La normativa richiede l’asseverazione di legittimità di questi immobili per poter procedere con i lavori. Per le case storiche e gli immobili meno recenti, questo comporta una ricerca su atti cartacei. Il che significa che dovrà esserci un impiegato pubblico in ufficio operativo.

Anche Confartigianato conferma che nel settore delle costruzioni per una ditta su tre in questi mesi l’accesso agli uffici pubblici è stato insostenibile.

“ogni volta che serve un microfilm, una planimetria, una rettifica su atti conservati dal catasto, è necessario che ci sia una persona che se ne occupa”

Per le realtà territoriali più piccole, una possibile soluzione potrebbe essere quella di unire il personale degli uffici tecnici di più Comuni.