Sono in tanti, proprietari di casa e imprese edili, ad attendere l’ufficialità del bonus 110% su ecobonus e sisma bonus. Il punto cruciale della misura prevede per chi fa lavori di riqualificazione energetica o messa in sicurezza dal rischio terremoto, la possibilità di portare in detrazione (in 5 anni e non 10) l’intero importo speso maggiorato del 10%. In pratica scaricandolo dalle tasse, chi fa i lavori recupererebbe il 10% in più di quanto speso. Fin qui tutto bene. La vexata quaestio nasce con la seconda alternativa, che riguarda la possibilità di optare per lo sconto in fattura (con la facoltà a sua volta per la ditta di cedere il credito).

Perché questa alternativa preoccupa le imprese? La ditta potrebbe rifiutarsi di accollarsi l’importo dei lavori anche se può recuperarlo? Di fatto inizialmente lavorerebbe gratis. E non sempre si tratta di importi esigui, anzi. Proprio l’attrattiva dei lavori condominiali gratis, potrebbe spingere a partire con interventi finora rimandati proprio per il preventivo di spesa.

I proprietari di casa potrebbero, ad esempio, procedere con i lavori di cappotto termico con una spesa appena compresa nel tetto massimo detraibile che è di 60 mila euro. Se si opta per lo sconto in fattura l’impresa deve alternativamente:

  • usare direttamente il credito di imposta portandolo in compensazione;
  • procedere con la cessione del credito ad altri soggetti, banche incluse.

Il condominio ha ottenuto la realizzazione dei lavori a costo zero ma proprio il credito d’imposta scoraggia le ditte che hanno bisogno di liquidità per ripartire.

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Sconto in fattura obbligatorio? Le condizioni per l’accettazione

Nella community di Edilportale si elencano le condizioni per l’accettazione dello sconto in fattura con meno criticità: in particolare si richiede al governo una più dettagliata definizione dell’iter di cessione del credito, soprattutto se nei confronti della banca.

L’istituto di credito a cui viene ceduto il credito eroga un pagamento diretto o un finanziamento? La percentuale massima trattenuta dal cessionario è del 10%?

Sconto in fattura e cessione del credito bonus 110%: i dubbi fiscali

Sul piano prettamente fiscale l’impresa che applica lo sconto come deve comportarsi con IVA e ritenuta d’acconto in fattura?

Quali sono le responsabilità civili e/o penali che ricadono sull’impresa nei confronti dello Stato posto che quest’ultimo sarebbe garante del credito?

Se un’impresa decide di non cedere il credito ma di usarlo in maniera diretta il credito d’imposta cosa esattamente potrà compensare? Solamente le tasse annuali o anche i contributi e le imposte mensili?

Bonus 110% e sconto in fattura: il problema dei tempi stretti

E’ stato anticipato che l’incentivo sarebbe valido sui lavori entro il 31 dicembre 2021: un anno e mezzo quindi (da luglio di quest’anno) per approfittarne. Una finestre troppo breve? Per alcuni si. Gli addetti ai lavori fanno notare che, a meno che non fossero già in programma, questa tipologia di maxi-opere richiede un margine di tempo, che prima della realizzazione include la progettazione, medio – lungo. Scadenze così strette rischierebbero di determinare una corsa contro il tempo.
Da ultimo il dubbio in merito alla spesa per lo Stato riguarda gli eventuali controlli studiati per evitare fatture gonfiate: sono stati messi a punto strumenti specifici per scongiurare questa forma di truffa?