Le pensioni finiscono spesso al centro delle polemiche per via degli importi considerati molto bassi. Arrivare alla fine del mese risulta per molti anziani sempre più difficile, soprattutto a causa dell’inflazione che pesa sulle nostre tasche. In tale ambito giunge in nostro aiuto il bonus 200 euro una tantum.

Quest’ultimo è stato introdotto dal governo a guida Draghi proprio per contrastare l’aumento dei prezzi. Molti lavoratori e pensionati hanno già ottenuto il pagamento di tale contributo. Altri, invece, si sono visti rifiutare l’erogazione del bonus 200 euro nonostante abbiano un ISEE inferiore a 35 mila euro.

Ma per quale motivo? Meglio fare chiarezza.

Bonus 200 euro rifiutato con ISEE sotto i 35 mila euro: le risposte dell’INPS vaghe. Facciamo chiarezza

Come previsto dall’articolo 32 del Decreto Aiuti, ai pensionati con un “reddito personale assoggettabile ad IRPEF, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali, non superiore per l’anno 2021 a 35.000 euro, l’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) corrisponde d’ufficio con la mensilità di luglio 2022 un’indennità una tantum pari a 200 euro“.

In linea teorica, quindi, il bonus 200 euro una tantum è stato già erogato in automatico ai pensionati aventi diritto. Nella realtà dei fatti, però, non è così. Nonostante una Certificazione Unica relativa ai redditi del 2021 inferiore a 35 mila euro, infatti, molti pensionati si sono visti negare il pagamento di tale indennità. I soggetti interessati, pertanto, hanno presentato domanda di ricostituzione, salvo ottenere nella maggior parte dei casi una risposta negativa da parte dell’istituto di previdenza.

Indennità una tantum da 200 euro: i requisiti reddituali

Ma per quale motivo l’INPS non ha corrisposto a molti pensionati il bonus 200 euro una tantum? A fornire delucidazioni in merito giunge la circolare numero 73 del 24 giugno 2022. Attraverso quest’ultima l’INPS ha chiarito che per determinare il “reddito del 2021 da utilizzare per l’erogazione in via provvisoria dell’indennità”, ha preso in considerazione i redditi:

  • da Certificazioni Uniche 2022 emesse dall’Istituto;
  • da flussi UniEmens;
  • derivanti da rapporti di collaborazione soggetti all’iscrizione in Gestione separata;
  • dichiarati dai pensionati per l’anno 2021, noti all’Istituto di previdenza ai fini delle verifiche del diritto e della misura delle prestazioni collegate al reddito in godimento;
  • assegni straordinari del credito, credito cooperativo e Poste italiane soggetti a tassazione separata, tenendo conto dell’importo lordo da assoggettare a tassazione separata derivante dai trattamenti stessi.

Nel caso in cui un soggetto superi la soglia dei 35 mila euro per via di una di queste voci, quindi, l’INPS non eroga il bonus 200 euro una tantum.