Il DL 115/2022, decreto Aiuti-bis,  ha previsto che le somme/rimborsi (o altri beni o servizi) corrisposte dal datore di lavoro, impresa o professionista in favore dei lavoratori dipendenti, per il pagamento delle bollette, non rappresentano redditi da tassare in busta paga. L’irrilevanza ai fini fiscali e contributivi opera fino all’importo di 600 euro. Se si supera tale importo, l’imposizione riguarda solo le somme in eccesso. Si tratta di una misura simile al c.d. bonus benzina per il quale non serviva presentare alcuna domanda.

La finalità del bonus è quella di indennizzare i lavoratori dipendenti, dell’aumento del costo delle bollette del gas e dell’energia elettrica degli ultimi mesi.

Il bonus inteso anche quale rimborso bollette in busta paga, non spetta di diritto ossia indistintamente a tutti i lavoratori dipendenti, ma è il datore di lavoro a decidere se riconoscere o meno il bonus 600 euro per il pagamento delle bollette.

Infatti, il lavoratore che non lo riceve non può appellarsi a nessuno, neanche nel caso in cui il bonus fosse riconosciuto solo ad alcuni dipendenti piuttosto che ad altri. Infatti, sono ammessi anche trattamenti ad personam.

Cosa significa? Scopriamolo insieme qual é il margine di discrezionalità a disposizione del datore di lavoro.

Il bonus bollette. Contributi per il lavoratore esenti dalle imposte fino a 600 euro

L’art.12 del DL Aiuti-bis:

limitatamente al periodo d’imposta 2022, in deroga a quanto previsto dall’articolo 51, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, non concorrono a formare il reddito, il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti nonche’ le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 600,00.

Dunque, il lavoratore dipendente, anche a tempo determinato, se riceve il bonus bollette di 600 euro non subirà alcuna trattenuta fiscale o previdenziale in busta paga. Riceverà la somma di 600 euro nette.

Tale limite può essere cumulato con quello di 258,28 euro, che individua la soglia di esenzione sia fiscale che contributiva dei cosiddetti «fringe benefits» riconosciuti ai dipendenti ex art. 51 comma3 del DPR 917/86, TUIR.

Un benefit del datore di lavoro, non un obbligo.

Come già chiarito dall’Agenzia delle entrate per il bonus carburante, articolo 2 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, nella circolare n°27/e 2022,  anche il bonus bollette 600 euro è un benefit che può essere riconosciuto ad personam.

Ciò significa che il datore di lavoro può:

  • riconoscere il bonus bollette a tutti i lavoratori dipendenti;
  • riconoscerlo solo ad alcuni di essi o anche solo ad un lavoratore dipendente;
  • non riconoscerlo a nessuno dei lavoratori dipendenti.

Il riconoscimento del bonus 600 euro non necessità di alcun di preventivo accordo contrattuale. Sempreché lo stesso non sia erogato in sostituzione dei premi di risultato. In tale ipotesi, l’erogazione del bonus in favore del dipendente deve avvenire in “esecuzione dei contratti aziendali o territoriali di cui all’articolo 51 del decreto
legislativo 15 giugno 2015, n. 81 (comma 187)”.

Da qui, vedi circolare n°28/e 2016:

L’espressa menzione dei contratti aziendali o territoriali esclude dall’agevolazione gli elementi retributivi premiali erogati in attuazione di accordi o contratti collettivi nazionali di lavoro ovvero di accordi individuali tra datore di lavoro e prestatore di lavoro, come chiarito già in passato con circolare n. 3/E del 2011 (par. 1.).

Bonus bollette. Serve una domanda?

E’ lecito chiedersi se per ottenere il bonus bollette di 600 euro serve presentare una domanda al proprio datore di lavoro.

La risposta è negativa, infatti, in base alla ricostruzione fatta finora, la risposta non potrebbe essere diversa; ribadiamo che è il datore di lavoro, di sua iniziativa, ad accreditare il bonus 600 euro in busta paga.

Una questione importante da analizzare, è l’intestazione delle bollette per le quali il contribuente riceve il rimborso.

A tal proposito, cosa succede se la bolletta non è intestata al lavoratore ma a un suo stretto familiare?

In un recente approfondimento la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha analizzato la questione, concludendo che sarebbe auspicabile un intervento del legislatore che chiarisca tale aspetto. A ogni modo, noi di Investire Oggi, riteniamo che l’intestazione della bolletta ad uno dei familiari stretti del lavoratore dipendente non comprometta l’eventuale spettanza del bonus.