Tra le varie misure introdotte dal governo Meloni con la legge di Bilancio senza dubbio sul lavoro qualcosa si è mosso. Per esempio è stato varato il nuovo bonus contributivo per l’assunzione di lavoratrici. Un bonus di 3000 euro di cui poco si parla ma che può tornare utile. Può essere importante a livello occupazionale per le donne, che notoriamente hanno meno possibilità degli uomini di trovare lavoro e soprattutto di trovarlo duraturo. Ma può esserlo pure per le aziende che desiderano assumere nuovi addetti.

Oggi rispondiamo al quesito di un nostro lettore, commerciante con una piccola azienda che desidera avere informazioni riguardo alla possibilità di assumere alcune lavoratrici.

“Buongiorno mi chiamo Davide e sono il titolare di un bar e paninoteca. Ho rilevato questa attività a novembre nel 2023 e adesso vorrei capire come sfruttare alcune agevolazioni che mi pare il governo abbia deciso di inserire per quanto riguarda l’assunzione di alcune lavoratrici. Infatti mi servono una barista e un paio di cameriere e volevo capire se c’era la possibilità di sfruttare il bonus contributivo. Se potete, volevo capire come funziona l’agevolazione nello specifico. “

Bonus lavoratrici madri fino a 3.000 euro, ecco come funziona per chi ha due o più figli

Nella legge di Bilancio 2024 ecco che viene fuori una agevolazione per le lavoratrici in materia di contributi da versare. Una agevolazione che si chiama bonus mamme 2024, ed è evidente che riguarda potenziali lavoratrici con figli. L’agevolazione in materia di assunzione di queste addette può arrivare a 3.000 euro di sgravio. Ma solo per le madri che hanno avuto il secondo figlio.

Infatti l’agevolazione non spetta per lavoratrici che hanno avuto solo un figlio. Anzi, per le lavoratrici con 3 o più figli l’agevolazione dura anche di più rispetto a chi ha avuto solo due figli.

Lo sgravio contributivo del bonus 3000 euro, ecco come funziona

La misura si rivolge alle lavoratrici e riguarda i contributi previdenziali a loro carico.

Il nostro lettore probabilmente fa riferimento allo sgravio che era in vigore in passato, per assumere lavoratrici godendo di una riduzione del costo dei contributi per il datore di lavoro.

Nella manovra di Bilancio, pubblicata il 30 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale n°303 e quindi in vigore, si legge infatti di uno sgravio per la parte di contribuzione a carico delle lavoratrici, e cioè del 9,19%. Ma solo per le lavoratrici che hanno assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato, sia nel settore privato che pubblico.

Lo sgravio (bonus) può essere sfruttato dal 1° gennaio appena trascorso, al 31 dicembre del 2026. E fino a massimo 3.000 euro di abbuono come bonus. L’agevolazione si potrà sfruttare per le lavoratrici con figli fino a quando il secondogenito, nel caso di due soli figli, compie il decimo anno di età. Per le lavoratrici che hanno invece più di due figli, l’agevolazione spetterà fino al compimento della maggiore età del figlio minore.

Incentivo alle assunzioni, ma vale di più per chi ha redditi più alti

Va detto però che lo sgravio, anche se sembra destinato interamente a molte lavoratrici, ha delle evidenti limitazioni che rischiano di renderlo meno favorevole di quello che si crede, soprattutto per le lavoratrici con redditi più bassi.

Partiamo con il sottolineare che per le lavoratrici del settore domestico, badanti e colf non c’è lo sgravio. Inoltre sono escluse anche le autonome e le professioniste. Ma il taglio del cuneo fiscale di cui godono le lavoratrici con redditi fino a 35.000 euro, rende lo sgravio contributivo ridotto a pochi punti percentuali.

Perché per queste lavoratrici lo sgravio nato con il taglio del cuneo fiscale introdotto a suo tempo dal governo Draghi, taglia già la quota contributiva a loro carico.

E la taglia del 7% per redditi fino a 25.000 euro e del 6% per redditi sopra 25.000 e fino a 35.000 euro.

Significa che il bonus madri 3000 euro potrà valere il 2% per le prime e il 3% per le seconde. Con lo sgravio pieno del 9,19% che di fatto riguarderà le lavoratrici con redditi sopra i 35.000 euro e, quindi, fuori dal perimetro del taglio del cuneo fiscale.