Prosegue la politica incentivante del bonus ristrutturazioni, ma tende al ridimensionamento. Il governo ha confermato anche per quest’anno la possibilità di beneficiare delle agevolazioni fiscali sui lavori edilizi delle case, ma con detrazioni limitate al 50% della spesa sostenuta. In particolare per interventi di recupero del patrimonio e lavori di ristrutturazione.

Il tetto di spesa sul quale è possibile fruire delle detrazioni rimane fissato a 96 mila euro all’anno e durerà fino alla fine del prossimo anno. Le detrazioni Irpef sono apri al 50% fino alla fine del 2024, poi si ridurrà ulteriormente.

Per la precisione, il bonus ristrutturazione dal 1 gennaio 2025 scenderà al 36% per un tetto massimo di spesa di 48 mila euro.

Bonus ristrutturazione, come funziona

Ma come è possibile sfruttare esattamente il bonus ristrutturazione e quali lavori si possono portare in detrazione? Per legge, rientrano in questa categoria fiscale gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia. Ad esempio la costruzione di pertinenze, garage, scale, la sostituzione di infissi e porte, l’installazione di ascensori e montacarichi e la realizzazione di impianti fotovoltaici.

La detrazione al 50% delle spese sostenute si applica per i lavori sostenuti e fatturati fino al 31 dicembre 2024. La detrazione è spalmata nell’arco di 10 anni e quindi suddivisa in dieci rate di eguale importo. Pertanto il contribuente può fruirne in fase di dichiarazione dei redditi presentando il modello 730 o Redditi Persone Fisiche.

A differenza che negli anni passati, il governo ha stabilito che non è più possibile cedere a terzi il credito d’imposta per i nuovi interventi rientranti nel bonus ristrutturazione. Così come lo sconto in fattura applicato dalla ditta che esegue i lavori o dal fornitore di opere.

Quali interventi rientrano nelle agevolazioni fiscali

Ma esattamente quali sono gli interventi che rientrano nel bonus ristrutturazioni? Quelli specificatamente elencati dalla normativa sono i seguenti:

  • i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria che riguardano opere di restauro e risanamento degli immobili. Interventi effettuati sulle parti comuni degli edifici residenziali e relative pertinenze. Vie rientrano anche le opere di ricostruzione e conservazione patrimoniale a seguito di calamità naturali.
  • Lavori di realizzazione di box auto, posti auto e autorimesse. La costruzione di cancelli, inferiate, porte blindate, impianti di sorveglianza.
  • Interventi finalizzati alla rimozione delle barriere architettoniche e installazione di ascensori, montacarichi e sistemi per la mobilità ai portatori di handicap.
  • Tutti gli interventi finalizzati al risparmio energetico, al contenimento dell’inquinamento, all’adozione di misure antisismiche e alla messa in sicurezza degli edifici.

Quali spese si possono detrarre

E veniamo al capitolo detrazioni di spesa.

Quali spese possono essere detratte con il bonus ristrutturazioni? Rientrano nella fattispecie prevista dalla normativa, non solo gli interventi realizzati e fatturati dalla ditta che esegue i lavori, ma anche altre spese. Fra queste vi sono quelle relative alla progettazione svolta dal professionista incaricato.

Sono comprese, inoltre, anche tutte le altre spese pertinenti e relative alla realizzazione dell’intervento, quali le perizie dei tecnici, gli oneri di urbanizzazione, l’iva, l’acquisto dei materiali, le asseverazioni dei progetti e gli eventuali collaudi, oltre ai visti di conformità, ecc.

Tutti i pagamenti devono essere effettuati a mezzo bonifico bancario ed essere strettamente conservati in caso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Allo stesso modo anche le relative fattura devono essere tenute a disposizione fino all’esaurimento del periodo di godimento del bonus ristrutturazioni.

Riassumendo…

  • Il bonus ristrutturazione prosegue fino al 2024 al 50% poi scenderà ulteriormente.
  • Dal 1 gennaio 2025 passerà al 35% con tetto massimo di spesa a 48 mila euro.
  • Il recupero d’imposta può essere spalmato su 10 anni in dichiarazione dei redditi.