Una convergenza di fattori sfavorevole alle buste paga. E questo nonostante gli indubbi effetti benefici apportati dalle prime misure di taglio al cuneo fiscale, con aumenti medi più o meno in linea con il Bonus sociale originario (e i successivi miglioramenti).

Ora, però, la musica potrebbe cambiare. Perché se la prima Manovra del Governo Meloni puntava tutto sulla fornitura di strumenti utili a cavalcare l’onda dell’inflazione e del conseguente caro vita, la prossima dovrà giocoforza mantenere lo status quo.

E le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al Meeting di Rimini lo hanno direttamente confermato.

La prossima Legge di Bilancio non potrà trovare risorse sufficienti per coprire tutte le necessità e, da qualche parte, occorrerà tagliare le spese. Anche perché all’orizzonte c’è una riforma delle pensioni che, da qui ai prossimi dodici mesi (o qualcosa di più), imporrà un ragionamento basato essenzialmente sui finanziamenti necessari alla ristrutturazione del sistema. La quale, parola dello stesso Giorgetti, rischierebbe comunque di non funzionare, visto lo stato attuale del ricambio generazionale.

In vista della nuova Manovra, in sostanza, qualche revisione dei meccanismi sarà necessaria, anche di quelli destinati al sostegno dei lavoratori. Ecco perché, a fronte di una spesa stimata di circa 10 miliardi per confermare lo sgravio fiscale in busta paga (che per alcuni contribuenti ha significato circa 100 euro in più), il Governo potrebbe decidere di ritoccare proprio il bonus destinato agli stipendi. Non una cancellazione quindi ma una revisione delle percentuali applicate per lo sgravio contributivo (al momento del 7% per 1.926 euro di busta paga e del 6% per quelle superiori a 2.692). E per percepire la differenza non dovrebbe trascorrere molto: già a gennaio, gli importi potrebbero essere più bassi rispetto a quelli del mese di dicembre.

Buste paga al ribasso: come cambiano gli importi a seconda degli stipendi

Il problema è nella Manovra che verrà.

L’esborso richiesto per la conferma di tutte le misure introdotte, infatti, richiederà una quota di risorse ben più elevata di quella potenzialmente a disposizione. Ovvero, circa 30 miliardi di euro, cifra peraltro ancora da raggiungere. Questo significa che mantenere le percentuali di riduzione sulla componente fiscale delle buste paga porterebbe all’utilizzo di un finanziamento attualmente non disponibile. E difficilmente reperibile con i soli tagli alla spesa pubblica.

Una brutta notizia, se si considera inoltre che nel mese di luglio lo sgravio è stato portato al 4% fino alla fine dell’anno, con aumenti più marcati nel range salariale tra 25 mila e 35 mila euro. In media, un aumento di oltre 800 euro annuali, quasi 900 per i guadagni lordi pari a 25 mila euro. Misura che, di per sé, è già costata al governo più di 11 miliardi. Con un ulteriore stock di risorse di qualche altro centinaio di milioni anche per il 2024.

In sostanza, visto che un reperimento lampo di 10 miliardi risulta fuori discussione, il bonus per le buste paga arriverà fin dove potrà nella forma attuale. Dopodiché, probabilmente, si procederà a una conferma mozzata. La quota dello sgravio contributivo potrebbe abbassarsi notevolmente, nell’ordine del 2 o del 3%. Tenendo qualche riserva sulla possibilità di alzarlo perlomeno in direzione della percentuale inizialmente fissata per il 2023 (5%).

La speranza

Questo, in poche parole, significherà buste paga più leggere in primis per i salari che maggiormente avevano beneficiato del taglio al cuneo fiscale. Per costoro, a fronte di un reddito pari a 25 mila euro, la riduzione al 5% dello sgravio porterebbe aumenti netti inferiori di almeno 30 euro rispetto al 2023. Il colpo di volante, tuttavia, potrebbe arrivare dalla riforma fiscale attualmente in discussione. Un’eventuale revisione degli scaglioni Irpef potrebbe restituire al governo le risorse sottratte al cuneo fiscale. Non un’enormità (circa 3 miliardi) ma forse sufficienti per un ritocco.

Riassumendo…

  • Il bonus per le buste paga potrebbe essere confermato ma in misura ridotta nel 2024;
  • i redditi da 25 mila euro potrebbero risentire maggiormente del taglio percentuale, con una riduzione di circa 30 euro in busta paga;
  • ulteriori risorse potrebbero arrivare dalla revisione delle aliquote Irpef.