La NASPI per molti rappresenta l’ancora di salvezza quando si perde il lavoro. Si tratta dell’indennità che viene erogata a chi involontariamente è stato costretto a lasciare l’occupazione. Ad esempio, in caso di licenziamento.

Accompagna il lavoratore per un certo periodo di tempo senza lasciarlo privo di entrata mensile. È pagata dall’INPS dietro apposita domanda. L’istituto, una volta verificati i requisiti, la eroga mensilmente per un certo periodo di tempo e per un importo che decresce con il passare dei mesi.

L’importo è percepito sarà più basso del normale stipendio che il lavoratore aveva.

Molti si chiedono quale sia il meccanismo dietro al calcolo NASPI. Molti, quindi, vogliono capire da dove deriva quell’importo mensile ricevuto e se l’INPS ha fatto correttamente il conteggio di quanto spetti.

La decorrenza dipende dalla domanda

Il requisito principale per avere la NASPI è quello di aver perso, quindi, involontariamente il posto di lavoro. Ciò non è, tuttavia, sufficiente. È richiesto di avere almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.

Per averla bisogna fare domanda all’INPS. Se la richiesta è fatta nei primi 8 giorni, l’indennità decorre dall’8° giorno successivo all’interruzione del rapporto di lavoro. Laddove, invece, si lasciano passare i primi 8 giorni dalla perdita del lavoro, l’indennità parte dal 1° giorno successivo a quelli della domanda.

Possono fare richiesta i lavoratori dipendenti, e tra i beneficiari rientrano anche:

  • apprendisti;
  • soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
  • personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
  • dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni;
  • operai agricoli a tempo indeterminato dipendenti dalle cooperative e loro consorzi.

Trovi qui, quando si perde il diritto alla NASPI.

Il calcolo NASPI, regole

In merito al calcolo NASPI, il meccanismo, come anticipato in premessa, porta ad una riduzione dell’importo nel tempo, con il passare dei mesi.

In particolare, volendo semplificare:

  • la NASPI è erogata al 75% della retribuzione media mensile imponibile degli ultimi quattro anni, a condizione che la retribuzione sia inferiore a un importo di riferimento stabilito per il 2023 a 1.352,19 euro;
  • l’indennità subisce una prima riduzione del 3% al sesto mese di fruizione e dal ottavo mese se il richiedente ha 55 anni al momento della domanda;
  • nel caso in cui la retribuzione media superi l’importo di riferimento annuo, la NASPI è pari al 75% dell’importo di riferimento annuo sommato al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e l’importo stabilito dalla legge;
  • l’importo massimo dell’indennità è definito dalla legge e per il 2023 è di 1.470,99 euro, rivalutato annualmente in base all’indice Istat;
  • la rivalutazione dell’importo di riferimento annuo avviene ogni anno sulla base della variazione dell’indice Istat.

Il pagamento avviene mensilmente e copre un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive accumulate nei quattro anni precedenti. Pertanto, la NASPI può essere erogata per un periodo massimo di due anni, a condizione che l’intero quadriennio sia stato interamente coperto dai contributi.

Riassumendo…

  • la NASPI può averla chi perde involontariamente il lavoro
  • la domanda NASPI si fa all’INPS
  • la prestazione è pagata mensilmente dall’INPS
  • il calcolo NASPI prevede un meccanismo che porta a ridurre l’indennità nel tempo.