Cessione del credito 2023, se la soluzione al blocco del mercato arrivasse dai Comuni e dagli altri enti territoriali? Sembrerebbe proprio questa la novità del 2023 che potrebbe portare alla ripartenza del mercato della cessione del credito.

A oggi, siamo in una situazione di stallo. Le banche hanno chiuso i rubinetti e le imprese che hanno accordato ai clienti lo sconto in fattura, si ritrovano con il proprio portafoglio crediti pieno, con l’impossibilità di monetizzare i lavori effettuati. Di conseguenza, non riescono a prendere nuovi lavori.

Cosicché, il contribuente ha un’unica scelta. Ossia pagare i lavori all’impresa per poi sfruttare la detrazione in dichiarazione dei redditi. O trovare qualcuno disposto a rilevare il credito d’imposta pari alla detrazione spettante al contribuente.

A oggi, non si sa ancora se le novità sulla cessione del credito previste dal DL 176/2022, decreto Aiuti-qauter, potranno portare effetti positivi.

Detto ciò, molti Comuni si stanno muovendo per proporre una soluzione ai propri cittadini. Le iniziative sono davvero interessanti e potrebbero spingere altri Comuni o altri Enti territoriali ad offrire la stessa opportunità.

La cessione del credito

Prima di analizzare le soluzioni proposte dai Comuni, facciamo un ripasso di quelle che sono le regole di cessione del credito, ex art.121 del DL 34/2020, decreto Rilancio. Iniziamo col dire che le cessioni ammesse sono 5: 2°, 3° e 4° cessione devono per forza avvenire tra soggetti qualificati. Si intendono per tali banche, altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia. Vedi articolo 106 e articolo 64, Dlgs n. 385/1993. O imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia (soggetti qualificati).

In particolare, si parte con la prima cessione che è libera: nel senso che il contribuente che detiene il credito o l’impresa che ha applicato lo sconto in fattura, possono cederlo a chiunque.

Anche ad altri privati estranei all’esecuzione dei lavori, a familiari o anche ad altre imprese. Infatti, le imprese potrebbero avere convenienza ad acquistare il credito.

Dopo la prima cessione, il credito può essere ceduto ancora al massimo per tre volte nei confronti di soggetti qualificati. Le banche, una volta acquisito il credito possono cederlo nei confronti dei propri correntisti, privati o imprese.

Quanto appena detto riguarda tutti i crediti edilizi che possono essere oggetto di cessione.

Ulteriore novità riguarda l’utilizzo dei crediti da superbonus 110. Infatti, i cessionari ossia coloro che rilevano il crediti potranno utilizzarlo per pagare imposte e contributi previdenziali in un arco temporale più lungo.  Imprese, banche, contribuenti, ecc. possono suddividerlo in 10 quote annuali anziché 4 (o 5 in alcuni casi). Questa soluzione è molto importante se si considera che di norma, l’eventuale residuo della quota annuale non può essere riportato all’anno successivo.

Cessione del credito. La soluzione arriva dai Comuni

Come accennato in premessa, la soluzione al blocco del mercato della cessione del credito potrebbe arrivare dai Comuni e dagli altri enti territoriali. Infatti, a livello territoriale diversi enti si stanno muovendo nel mercato della cessione del credito, creando una vera e propria domanda di crediti che poi verrebbero utilizzati per pagare le imposte dovute allo Stato.

E’ il caso ad esempio della provincia di Treviso.

Come si legge nel comunicato stampa di “Phinance Partners” che ha curato l’operazione, la Provincia di Treviso, primo tra gli Enti Locali italiani, ha comprato crediti di imposta derivanti da bonus edilizi. Questo al fine di utilizzarli in compensazione diretta dei propri oneri fiscali nel corso dei prossimi anni.

Nel caso specifico, sono stati ceduti dalla Banca Popolare Sant’Angelo e dalla Banca di Credito Cooperativo di Cherasco crediti per complessivi 14,5 milioni di euro Euro.

Per la Provincia l’operazione consentirà di ottenere un risparmio in termini di spesa corrente pari a circa un milione di euro, che potrà essere destinato nel corso degli anni a finanziare altre voci di spesa del bilancio.

 Per le banche, ormai prossime alla saturazione della propria capacità fiscale, l’operazione consente di riprendere – o incrementare – gli acquisti di nuovi crediti della stessa tipologia da famiglie e imprese del proprio territorio di riferimento (vedi comunicato stampa).

“L’acquisto di crediti fiscali da parte degli enti locali ha una ricaduta positiva anche sul mondo delle imprese, per le quali è sempre più difficile e costoso monetizzare i crediti d’imposta, avendo le banche in molti casi già saturato la propria capacità di utilizzo di crediti fiscali. La cessione a soggetti terzi rappresenta quindi una condizione necessaria per la riapertura del mercato dei crediti d’imposta” hanno commentato i rappresentanti delle banche.