La pensione di vecchiaia è prevista oggi al compimento dei 67 anni di età. Bisogna però avere anche 20 anni di contributi per maturare il diritto al trattamento previdenziale. E, per chi ricade totalmente nel sistema contributivo, anche una rendita minima pari all’importo dell’assegno sociale. Esistono comunque delle eccezioni che permettono di andare in pensione anche un anno prima, a 66 anni.

Una di queste è rappresentata dalla totalizzazione dei periodi assicurativi. In pratica i lavoratori con carriere discontinue, frammentate possono fruire di questo istituto per andare in pensione un anno prima del previsto mettendo insieme i periodi assicurativi di diverse gestioni.

Per le donne c’è invece la possibilità di usufruire di uno sconto pari a 4 mesi di età sul requisito anagrafico per ogni figlio con un massimo di 12 mesi. Si arriva così a 66 anni. Ma vediamo bene come funzionano i due meccanismi.

In pensione a 66 anni con la totalizzazione

Con la totalizzazione dei periodi contributivi si può uscire a 66 anni di età con almeno 20 di versamenti effettuati in diverse gestioni. L’operazione è gratuita, ma la pensione è liquidata pro quota col sistema contributivo se in nessuna delle gestioni è raggiunto il requisito minimo della pensione ordinaria.

La totalizzazione, ha il vantaggio di interessare praticamente tutte le casse, comprese quelle dei liberi professionisti permettendo, inoltre, di sommare i contributi della gestione separata Inps che altrimenti non può essere ricongiunta. Quindi l’istituto può essere utilizzato da tutti i lavoratori.

Permette di accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni anziché a 67. In alternativa, si può andare con 41 anni di contributi, anziché con 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini, così come previsto dalle regole per le pensioni anticipate. In questo caso, però, la finestra di uscita si apre 21 mesi dopo. Per fruire della totalizzazione l’interessato non deve essere titolare di alcuna pensione presso le casse coinvolte.

La totalizzazione, quindi, è una forma alternativa alla ricongiunzione e non prevede il trasferimento materiale dei contributi da una gestione all’altra. Tramite questo strumento il lavoratore può cumulare la contribuzione versata in diverse gestioni previdenziali al fine di acquisire il diritto a un’unica pensione di vecchiaia, anticipata o di inabilità.

Più precisamente, tramite la totalizzazione il lavoratore può sommare diversi periodi assicurativi non coincidenti ai soggetti iscritti alle varie forme di assicurazione obbligatoria, comprese quelle estere.

Donne con figli in pensione con lo sconto

Anche per le donne, come per gli uomini, la pensione di vecchiaia si raggiunge oggi all’età di 67 anni. Tuttavia la riforma Dini del 1995 aveva introdotto uno sconto per le mamme con uno o più figli consentendo loro un’agevolazione sul requisito anagrafico. In pratica, le lavoratrici che hanno figli possono fruire di un bonus di 4 mesi per ogni figlio con un massimo di 12 mesi. In questo senso il requisito anagrafico si abbassa fino a 66 anni.

Attenzione però al fatto che questa opzione è riservata solo alle lavoratrici che ricadono nel sistema di calcolo contributivo. Pur in presenza di almeno 20 anni di versamenti IVS. Cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e quindi non hanno diritto alla pensione liquidata con il sistema misto (retributivo e contributivo). In questo caso, come detto all’inizio, anche l’importo della pensione non può risultare inferiore a quello dell’assegno sociale che oggi è di 534,41 euro al mese per tredici mensilità.

Riassumendo…

  • La pensione di vecchiaia può essere centrata anche a 66 anni in caso di totalizzazione dei contributi.
  • Anche le donne con figli possono ottenere uno sconto fino a 12 mesi e uscire a 66 anni anziché a 67.
  • La pensione a 66 anni sarà pagata con il sistema di calcolo contributivo e non misto.