Per andare in pensione con 30 anni di contributi ci sono due strade attualmente percorribili. La prima è quella ordinaria, ovvero la pensione di vecchiaia che si può ottenere solo al raggiungimento dei 67 anni di età. La seconda è quella prevista da Ape Sociale il cui diritto sorge al compimento dei 63 anni e 5 mesi di età.

Per ottenere la pensione di vecchiaia, a dire la verità, bastano 20 anni di contribuzione. Da quest’anno però, per i lavoratori contributivi, cioè coloro che risultano assicurati presso una cassa previdenziale obbligatoria, è necessario anche raggiungere la soglia limite di rendita pari all’importo dell’assegno sociale.

Per quanto concerne Ape Sociale, invece, i 30 anni rappresentano la soglia minima contributiva, ma occorre anche far valere un requisito soggettivo di fragilità sociale.

In pensione con 30 anni di contributi con Ape Sociale

Grazie ad Ape Sociale si può accedere a un anticipo pensionistico fino al compimento dei 67 anni di età. E bastano 30 anni di contributi. Per le donne con figli è addirittura previsto uno sconto di massimo due anni per ogni figlio. Quindi il requisito contributivo, ferma restando l’età anagrafica, può scendere fino a 28 anni.

L’anticipo è, però, rivolto solo a determinate categorie di lavoratori in condizioni di svantaggio sociale. Cioè a disoccupati, caregiver e invalidi civili con almeno il 74% di invalidità accertata in via definitiva. Bisogna quindi rientrare in una di queste tre categorie per ottenere l’indennità equiparata alla pensione prevista dalla normativa.

Andare in pensione a 30 anni con Ape Sociale equivale quindi a ottenere uno scivolo indennizzato mensilmente dall’Inps pari all’importo della pensione calcolata fino al momento della domanda. La misura è temporanea e può decadere se non si rispettano determinati limiti di reddito. Il beneficiario non può, infatti, lavorare se non entro certe soglie stabilite dalla legge.

Importo della pensione anticipata

L’importo della pensione con 30 anni di contributi è calcolato in maniera uguale, sia per le pensioni di vecchiaia che per Ape Sociale.

E’ applicato il sistema di calcolo retributivo e contributivo (misto) al montante del lavoratore in relazione all’età anagrafica. Ovviamente, a parità di contributi versati,  a 67 anni la pensione sarà maggiore che a 63,5 anni di età.

Per Ape Sociale, però, bisogna tenere conto del fatto che vi è un limite massimo di 1.500 euro al mese fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata. Inoltre l’importo non è rivalutatile fino a 67 anni di età. Al pari della pensione di vecchiaia, hanno diritto ad Ape Sociale sia i lavoratori dipendenti che quelli parasubordinati e gli autonomi. Mentre restano esclusi coloro che appartengono alle casse dei liberi professionisti.

La domanda di riconoscimento dei requisiti deve essere presentata all’Inps di residenza entro il 31 marzo di ogni anno (prima finestra utile), ma può essere inoltrata anche successivamente. La pensione è concessa solo in base alle disponibilità finanziarie stabilite ogni anno dalla legge di bilancio.

L’Ape Sociale decade al raggiungimento dei requisiti per la pensione. O anche qualora il beneficiario realizzi redditi da lavoro per i quali sono superati i limiti prefissati dalla legge:

  • 000 euro per attività di lavoro subordinato, parasubordinato oppure occasionale;
  • 800 euro in caso di redditi da lavoro autonomo.

Il diritto decade anche in caso di percezione di trattamenti di disoccupazione da parte dell’Inps (Naspi) o all’indennizzo da cessazione di attività commerciale.

Riassumendo…

  • Ci sono due strade per andare in pensione con 30 anni di contributi
  • La pensione di vecchiaia si ottiene con almeno 20 anni di contributi a 67 anni di età
  • Ape Sociale è concessa con almeno 30 anni di contributi a 63 anni e 5 mesi di età.