Soprattutto per chi ha una carriera già abbastanza lunga, l’obiettivo pensione è forse la principale motivazione di vita. In base ai contributi di cui un lavoratore è in possesso, le domande che i lavoratori si pongono sono sempre le stesse. Per esempio, molti dei nostri lettori ci chiedono se esiste un modo per andare in pensione una volta raggiunti i 40 anni di contributi.

Sicuramente le misure che il sistema prevede e che consentono di andare in pensione con 40 anni di versamenti non mancano.

Tuttavia, bisogna anche valutare l’età anagrafica di chi ci chiede spiegazioni.

Diversi i dubbi che possono sorgere per le pensioni con 40 anni di contributi

Per esempio, due nostri lettori ci chiedono più o meno la stessa cosa. Solo che uno dei due ha un’età che gli apre le porte del pensionamento già nel 2024, mentre per l’altro questa possibilità non c’è.

“Buonasera, sono un lavoratore che vorrebbe andare in pensione quanto prima. Ho già raggiunto i 40 anni di contributi ed ho 58 anni di età. Mi sapete indirizzare al meglio per vedere se c’è qualcosa che posso fare per la pensione?”

“Leggo sempre con molto interesse i vostri articoli. Oggi volevo chiedervi una cosa. Ho 64 anni di età e 40 anni di contributi versati. Esistono delle misure che mi consentono di andare in pensione subito? E se esistono, quale sarebbe quella più favorevole in base alla mia situazione anagrafica e contributiva?”

Chi si trova con 40 anni di contributi può andare in pensione?

Se il riferimento è a una misura che abbia nei 40 anni di contributi l’età contributiva utile al pensionamento, la risposta è sicuramente negativa. Con 40 anni di contributi e senza limiti di età si poteva andare in pensione in passato. Erano i tempi ante Fornero, quando erano in vigore le vecchie pensioni di anzianità, misure che la Fornero ha deciso di cancellare dal nostro ordinamento, sostituendole con le pensioni anticipate ordinarie.

In pratica, oggi si può lasciare il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi per le donne. Solo così l’età non conta. Quindi, 40 anni sono insufficienti se non si raggiungono anche determinati limiti di età.

Per questo il nostro primo lettore, quello che ha 58 anni, può fare poco se non restare al lavoro e vedere di raggiungere quanto meno la quota 41 precoci l’anno venturo, sempre che sia ancora in vigore. O, semmai dovesse essere varata, potrebbe vedere di rientrare nella quota 41 per tutti.

L’Ape sociale è una soluzione

Con 40 anni di contributi, possono andare in pensione quanti hanno raggiunto almeno i 63 anni e 5 mesi di età, in modo tale da rientrare nell’Ape sociale. Ma solo se rientrano nelle categorie previste da questo genere di misure.

Infatti, possono andare in pensione quelli che sono alternativamente caregiver, invalidi, disoccupati o addetti ai lavori gravosi. I primi devono avere iniziato a convivere con il loro parente disabile a cui prestano assistenza da almeno 6 mesi. I disoccupati, invece, devono prima di tutto aver terminato di prendere interamente la Naspi. Gli invalidi devono essere tali almeno al 74% e i lavori gravosi devono essere stati svolti per 6 degli ultimi 7 anni, o in alternativa per 7 degli ultimi 10 anni.

Solo chi rientra in una di queste categorie può andare in pensione se ha già 40 anni di versamenti, perché effettivamente ne bastano anche di meno. Per i lavori gravosi, per esempio, sono sufficienti 36 anni. Alle altre tre categorie invece ne bastano addirittura 30 di anni di contribuzione versata.

Per le donne c’è la giusta opzione per andare in pensione con 40 anni di contributi

Se 40 anni di contributi li ha raggiunti una donna, ci sarebbe anche la possibilità di andare in pensione con Opzione donna.

Una misura penalizzata da un calcolo contributivo che la rende poco appetibile. Va detto, però, che anche l’Ape sociale è penalizzante. Perché non permette di prendere un trattamento più alto di 1.500 euro al mese e non prevede tredicesima, assegni familiari, indicizzazione, reversibilità e integrazioni.

Inoltre, con l’Ape sociale, l’interessato non potrà cumulare redditi da lavoro, a eccezione di quelli da lavoro autonomo occasionale (ma sempre entro il limite di 5.000 euro per anno solare). Tornando a Opzione donna, una lavoratrice che ha 40 anni di versamenti oggi può andare in quiescenza con questa misura se entro il 31 dicembre del 2023 ha compiuto almeno 61 anni. Oppure se ne ha compiuti 60 ed ha avuto un solo figlio nella sua vita. O ancora a 59 anni se i figli avuti sono più di uno.

Anche in questo caso, però, ci sono dei limiti di platea, perché possono accedere a Opzione donna solo le lavoratrici che sono alternativamente invalide o caregiver, come spiegato per l’Ape sociale, o se sono alle prese con aziende con tavoli di crisi avviati, sia ancora assunte che licenziate.

Diverse le possibilità di andare in pensione con 40 anni di versamenti

Per chi invece ha centrato 58 anni di età come dipendente. O 59 anni di età come autonoma entro la fine del 2021, le limitazioni di platea a fronte di 40 anni già completati oggi, non valgono. Perché possono avere diritto a sfruttare la vecchia versione di opzione donna, quella che si centrava con 58 anni di età per lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per le lavoratrici autonome, con almeno 35 anni di contributi versati.

Un’altra misura che potrebbe essere sfruttata da chi ha 40 anni di contributi versati oggi è senza dubbio lo scivolo lavoro usurante. Perché basta centrare almeno 61 anni e 7 mesi di età per poter andare in pensione anche solo con 35 anni di versamenti. Raggiungendo però allo stesso tempo la fatidica quota 97,6. Bisogna però svolgere per la metà della vita lavorativa o per 7 degli ultimi 10 anni un lavoro che rientra tra quelli previsti dalla normativa in vigore.

Parliamo delle varie attività di lavoro usurante previste, oppure del lavoro notturno, della linea a catena o quello dei conducenti di mezzi di trasporto pubblico. In definitiva, si può andare in pensione una volta raggiunti i 40 anni di carriera solo con quelle tante misure che prevedono delle carriere più corte. Ma solo raggiungendo anche le età anagrafiche previste, differenti da misura a misura.