È il momento delle start up, non ci sono dubbi, in ogni settore del mercato le nuove imprese cercano di emergere e, per sfidare la concorrenza, si cercano temi e prodotti innovativi, con l’obiettivo di sorprendere. Un settore in sicura espansione è quello “green”, cioè dedicato alla bioeconomia e alle biotecnologie, verso cui si stanno riversando le risorse delle più recenti start up. Per questo motivo, a Viterbo, presso l’Università della Tuscia (presso il DIBAF, Dipartimento per l’Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali), si è tenuto un corso per bio-imprenditori, una figura professionale innovativa e sicuramente utile al nuovo mercato.

Il corso è durato un’intera settimana e vi hanno preso parte circa 40 studenti; visto il riscontro positivo, è già stato programmato un nuovo incontro per il prossimo anno.   L’iniziativa si è svolta nell’ambito del progetto europeo BIOINNO ed ha trattato i temi legati al settore delle biotecnologie, con lezioni tenute da professori, legali in brevetti e specialisti del settore, provenienti da diversi parti del mondo. Durante il corso, gli esperti hanno affiancato gli studenti nella realizzazione di un progetto che prevedeva il lancio di una bioimpresa.

I bioimprenditori nel futuro: sbocchi professionali

Se il corso tenutosi all’Università della Tuscia ha riscosso successo, il motivo risiede essenzialmente in due fattori: il primo riguarda la necessità di esplorare settori ancora poco battuti del mercato, dedicandosi ad aspetti in cui il know-how resta al momento appannaggio di pochi; in secondo è invece legato alla maggiore e sempre crescente sensibilizzazione dei giovani nei confronti dell’ambiente. Pensare ad un futuro di bio-imprenditori porta ad una visione ottimistica del settore industriale e agroalimentare, dove magari si privilegeranno gli aspetti qualitativi invece che quelli meramente