Come andare in pensione sette anni prima con l’isopensione? Fino alla fine del secolo scorso era una cosa normale, oggi è un miraggio. L’età per lasciare il lavoro è, infatti, salita a 67 anni per tutti (e crescerà ancora) dopo la riforma Fornero, salvo speciali deroghe sempre più stringenti. Ma per qualcuno è ancora possibile ritirarsi dal lavoro molto tempo prima.

La legge consente, infatti, fino a fine 2026 di sfruttare l’istituto dell’isopensione. Vale a dire quello scivolo previsto per alcuni lavoratori dipendenti del settore privato per andare in pensione fino a sette anni prima.

Un passaggio che prevede il pagamento di un’indennità mensile da parte del datore di lavoro fino all’età della pensione di vecchiaia.

In pensione fino a 7 anni prima grazie all’isopensione

Ma come si fa ad andare in pensione sette anni prima? In pratica, in presenza di apposito accordo sindacale, le aziende che occupano almeno 15 dipendenti possono concedere un incentivo all’esodo fino alla maturazione dei requisiti per la pensione ordinaria. Oggi a 67 anni di età.

Questo incentivo non è altro che uno scivolo privato la cui introduzione nel nostro sistema risale ad anni addietro. E’ stato introdotto per la prima volta nel lontano 2012 e poi prorogato diverse volte dal Palmento. L’isopensione consente ai lavoratori, individuati da specifici accordi sindacali e aziendali, di lasciare il lavoro in anticipo, fino a sette anni prima la maturazione dei requisiti della pensione per la vecchiaia. Quindi già  partire da 60 anni di età.

Lo scivolo interviene anche a favore di coloro che maturano prima il requisito contributivo per la pensione anticipata a prescindere dall’età. E cioè 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini.

Come funziona l’incentivo all’esodo

Ma come e quando scatta l’isopensione? Secondo le regole previste dalla normativa vigente, l’isopensione è applicabile solo al personale in esubero del settore privato che potrà lasciare anticipatamente il lavoro fino a 7 anni prima.

L’Inps spiega in una nota che questo istituto sarà valido ancora per tre anni, fino alla fine del 2026.

L’isopensione, a differenza del contratto di espansione (non più attivo), consente l’anticipo dell’età pensionabile fino a un massimo di 7 anni e riguarda le Pmi. Unica condizione è che il datore di lavoro riconosca al lavoratore esodante un assegno pari all’importo della pensione che maturerà al raggiungimento dei requisiti ordinari.

L’azienda è obbligata a versare anche i relativi contributi all’Inps in considerazione del periodo mancante fino alla data di pensionamento del lavoratore. Da quel momento scatterà la pensione vera e propria liquidata dall’Inps, cioè quando il lavoratore avrà raggiunto i requisiti minimi richiesti.

Per quanto riguarda l’importo, il pagamento sarà di competenza dell’Inps da quel momento in avanti e l’assegno è ricalcolato sulla base dei contributi ulteriori versati dal datore di lavoro e dell’età del lavoratore. Il passaggio non è automatico, ma avviene a domanda del lavoratore che potrebbe anche decidere di non andare subito in pensione.

Da ricordare che l’isopensione è molto onerosa per un datore di lavoro di piccole e medie dimensioni, soprattutto se il periodo da coprire è molto lungo. Per questo, la legge prevede che sia stipulato apposito contratto di fideiussione bancaria a garanzia di tutti i mesi che dovranno essere pagati prima della pensione. Qualora quest’ultimo interrompa i pagamenti mensili, l’Inps potrà escutere il pagamento delle rate alla banca garante.

Riassumendo…

  • Fino al 2026 i lavoratori del settore privato possono andare in pensione fino a 7 anni prima.
  • L’isopensione è uno scivolo privato consentito alla piccole e medie aziende con dipendenti.
  • Lo strumento è attivabile solo dietro rilascio di apposite garanzie bancarie.