Il trattamento di fine rapporto (Tfs) non è pagato subito al termine del rapporto di servizio. Per i dipendenti della pubblica amministrazione, degli enti locali e delle forze armate e di pubblica sicurezza, l’erogazione della buonuscita arriva dopo 12 mesi dal collocamento a riposo. E se il rapporto di lavoro cessa per dimissioni, addirittura dopo 24 mesi. Tempi canonici ai quali bisogna sempre aggiungere qualche mese in più per le cosi dette trafile burocratiche.

Eppure la Corte Costituzionale due anni fa aveva sentenziato che la legge risalente al 2014 che dilaziona il pagamento del Tfs è anticostituzionale.

A tutt’oggi, però, né il Parlamento né il governo sono intervenuti per sistemare la questione. Con la Ragioneria generale dello Stato che spinge affinché le cose non cambino per evitare dissesti finanziari di circa 4 miliardi sui conti dell’Inps dopo che se ne sono “bruciati” più di 100 per il superbonus edilizio o una trentina per il reddito di cittadinanza.

Come ottenere il Tfs senza aspettare tempi bilici

Ma, conti e calcoli a parte, vediamo come può un dipendente comunale, un insegnate o un poliziotto ottenere la buonuscita al termine del rapporto di servizio senza aspettare anni. La via maestra e più nota è quella di chiedere un finanziamento alle banche convenzionate. Che, sulla scorta della certificazione del Tfs maturato rilasciato dall’Inps, concedono subito quanto maturato dal lavoratore.

Le banche si sostituiscono, in pratica, all’Inps anticipando il capitale versato e maturato, non senza farsi pagare laute commissioni per istruire la pratica e tassi d’interesse che arrivano anche al 6-7% annuo. Tutto studiato a tavolino dalle istituzioni con i poteri finanziari che possono sfruttare agevolmente lo stato di bisogno dei pensionati. In particolare nel settore pubblico, visto che per i dipendenti di quello privato questo problema non sussiste.

Costi che quindi non tutti sono disposti a sostenere, anche perché non è giusto che lo Stato imponga al lavoratore di pagare per ottenere quanto di diritto.

Oltre al fatto che le somme maturate a titolo di Tfs producono interessi, dal giorno del pensionamento a quello dell’effettivo pagamento, che non sono riconosciuti al pensionato.

La scorciatoia dei fondi pensione

Un’altra soluzione, questa volta meno tortuosa, è quella di aderire alla previdenza complementare. Il dipendente pubblico può infatti affidare il proprio Tfs ai fondi pensione negoziali. O anche a quelli aperti senza lasciare la quota di trattamento presso l’amministrazione di appartenenza. In questo senso, al termine del piano di accumulo è possibile riscattare per intero il capitale, in alternativa alla rendita, che è come ottenere la buonuscita.

In questo modo non si dovranno attendere i tempi biblici della legge perché il diritto a ottenere quanto versato sorge nel momento del pensionamento. Il gestore del fondo pensione liquiderà in tempi brevi le somme versate e maturate presso la gestione complementare, su richiesta del pensionato. Pagando le dovute imposte previste dalla legge, s’intende. Ma questo avviene anche per il Tfs.

Unica differenza con il Tfs lasciato in amministrazione sono i fattori di rischio. Affidare il Tfs ai fondi pensione non è esente da rischi che il lavoratore dovrebbe conoscere. Il rendimento è infatti legato all’andamento dei mercati finanziari che, in alcuni casi, possono implicare perdite elevate di capitale. Certo è che sottoscrivere una gestione prudente dei fondi pensione avrebbe il vantaggio di poter ottenere quanto maturato negli anni di servizio al termine del rapporto di lavoro. Senza dover aspettare anni.

Riassumendo…

  • Due vie sicure per ottenere subito il Tfs maturato senza dover aspettare anni.
  • Per avere i soldi della buonuscita subito si può chiedere un prestito in banca.
  • Oppure si può sottoscrivere sin dall’inizio del lavoro un fondo pensione complementare.