Il tema pensione continua, quasi in modo annoso, a occupare il dibattito pubblico-politico. Da tempo, infatti, l’obiettivo è garantire ai contribuenti un sistema di uscita in grado di conciliare al meglio età anagrafica e contributi versati.

Evitando, chiaramente, di trascinare il lavoratore troppo in là con gli anni, magari senza aver avuto la possibilità di beneficiare di sistemi previdenziali commisurati all’attività svolta durante la vita lavorativa. Questo, negli anni, ha allargato notevolmente la discussione sul fronte della pensione anticipata, fornendo man mano ai lavoratori dei meccanismi pensionistici volti ad anticipare il più possibile l’uscita dal mondo del lavoro.

Il tutto, naturalmente, in ottemperanza a determinati requisiti che, il più delle volte, riguardano la tipologia di attività svolta. Ad esempio, l’Ape Sociale è stato pensato per favorire i lavoratori che svolgono mansioni considerate gravose o usuranti, mentre altri sistemi riguardano coloro che hanno iniziato a lavorare precocemente, magari prima dei 19 anni.

A ogni modo, in attesa che vengano forniti gli strumenti giusti per un’uscita regolare sul piano del pensionamento standard (tema posticipato probabilmente al 2024), per chi volesse usufruire dei meccanismi di anticipo varranno alcune regole fondamentali. In primis, il lavoratore dovrà rivolgersi al proprio datore di lavoro. Il quale, per inciso, potrebbe persino beneficiare di alcune opportunità di scivolo pensionistico, utile sia ad anticipare l’uscita di alcuni lavoratori che a favorire l’assunzione di forza lavoro più fresca. La normativa vigente, al momento, continua a fissare l’anzianità anagrafica a 67 anni, con una contribuzione minima pari a 20. Con alcune alternative previste per coloro i cui contributi siano posteriori all’1 gennaio 1996.

Pensione anticipata: quali sono gli obblighi (e i diritti) del datore di lavoro

Per quel che riguarda i lavoratori precoci, la principale novità è intervenuta l’1 gennaio 2012, quando il trattamento di anzianità è stato sostituito dal meccanismo di pensione anticipata legato al raggiungimento di alcuni requisiti contributivi.

La condizione essenziale, a ogni modo, è determinare se l’anzianità contributiva inizi prima o dopo la data dell’1 gennaio 1996. Ad esempio, chi ha effettuato versamenti già al 31 dicembre 1995, godrà dell’esonero dal requisito anagrafico, mentre sul piano contributivo saranno sufficienti 41 anni e 10 mesi (donne) o 42 anni e 10 mesi (uomini). Requisiti che, al momento, valgono in modo inderogabile fino al 31 dicembre 2026.

Per accedere alla pensione, il lavoratore dovrà quindi incorrere nella cessazione del proprio contratto. Chi detiene anzianità contributiva dal 1996 in avanti, invece, mantiene l’obbligo di anzianità a 64 anni e una contribuzione effettiva minima pari a 20 (esclusi i contributi figurativi). Inoltre, l’importo mensile della pensione non dovrà essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Il quale, nel 2023, è fissato a 1.409,16 euro.

Il ruolo del datore di lavoro

Anche il datore di lavoro è soggetto ad alcuni obblighi e diritti. Nel momento in cui al lavoratore sarà nota la data di accesso alla sua pensione, dovrà provvedere alla presentazione delle dimissioni telematiche all’azienda. Questo è quanto stabilito nell’ambito del Ccnl relativo ai lavori a tempo indeterminato. E fungerà di fatto da preavviso obbligatorio. In caso di inosservanza, il datore sarà autorizzato a trattenere in busta paga un importo netto pari al periodo di preavviso non rispettato dal lavoratore. Somma che sarà commisurata a quanto spettante al dipendente nel periodo stesso del preavviso mancato. Questo vale tanto per i lavoratori precoci, quanto per coloro che svolgono mansioni usuranti. Nel caso in cui il periodo di preavviso fosse rispettato, al datore di lavoro spetterà la ratifica della richiesta pensionistica e la formalizzazione della cessata attività.

Riassumendo…

  • Le forme di pensione anticipata consentono ai lavoratori precoci o che svolgono mansioni usuranti di terminare con requisiti agevolati l’attività lavorativa prima della maturazione dei requisiti di anzianità;
  • al lavoratore spetta l’onere di richiedere (con preavviso) la cessazione del contratto;
  • in mancanza del preavviso, il datore di lavoro potrà trattenere una somma netta dalla busta paga in base a quanto il lavoratore avrebbe percepito.