Le pensioni 2025 saranno ancora rivalutate, ma molto meno del previsto. La crescita dell’inflazione sta rallentando rispetto al 2023 e 2022, come confermato dall’Istat, e di conseguenza anche l’importo degli assegni in pagamento subiranno un adeguamento, ma minore di quanto avvenuto a gennaio scorso. Con buona pace per i conti dell’Inps e della spesa previdenziale in generale.

Le pensioni, come noto, si rivalutano in base al meccanismo della perequazione automatica che aggancia gli importi al costo della vita. Se questo sale, in base ai calcoli effettuati dal Mef, anche gli assegni salgono di pari passo.

E’ stato sempre così, a eccezione del periodo di deflazione durante il covid quando il costo della vita scese per quasi un paio di anni (deflazione) bloccando di fatto la crescita delle pensioni.

Cosa aspettarsi per le pensioni nel 2025

Ma cerchiamo di intuire come cresceranno le pensioni nel 2025, anche se al momento è ancora difficile fare delle previsioni. Come detto, è ancora presto per conoscere l’indice dell’inflazione 2024, ma è presumibile che sarà più basso di quello dello scorso anno (+5,4%) e di quello del 2022 (+8,1%) per effetto di un rallentamento confermato del tasso di inflazione in Italia.

Stando ai numeri ufficiali, l’Istat ha certificato per il momento che nel mese di maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo (al lordo dei tabacchi) ha fatto segnare un aumento dello 0,2% su base mensile. Su base annua si tratta di una crescita dello 0,8%. Una percentuale in linea con le previsioni degli economisti e che conferma un netto rallentamento della crescita dei prezzi.

Se la tendenza non cambierà nella seconda parte dell’anno, è presumibile che l’inflazione si attesterà intorno a questa percentuale. Salvo imprevisti che, però, non dovrebbero inficiare più di tanto sul tasso finale definitivo che sarà reso noto a fine anno. Pertanto è ragionevole pensare che la rivalutazione delle pensioni 2025 sarà in linea con questo dato preliminare che si presume non subirà variazioni marcate da qui a dicembre 2024.

Come avviene la rivalutazione delle pensioni

Detto questo, è anche possibile che dal prossimo anno venga abbandonato il meccanismo di perequazione automatica delle pensioni adottato nel 2023 e 2024. Vale a dire quel sistema che, a causa dell’esplosione dell’inflazione e per contenere la spesa pensionistica, ha previsto dei limiti. Per garantire la piena rivalutazione degli assegni più bassi a scapito di quelli più alti sui quali il legislatore ha imposto dei tagli. Le leggi di bilancio 2023 e 2024 prevedono infatti sei fasce di rivalutazione come segue:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
  • 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo.

I più penalizzati, come si può notare, sono i pensionati d’oro che percepiscono più di 5.600 euro al mese. Per costoro, il taglio dell’assegno è consistente. Ragion per cui la classe dirigente ha intrapreso dei ricorsi sui tagli innanzi alla Corte Costituzionale.

E’ probabile, secondo gli esperti, che con l’abbassamento dell’indice di rivalutazione delle pensioni 2025 si possa tornare alla “normalità”, con un meccanismo di perequazione automatica equo e giusto per tutti gli assegni. Anche per quelli integrati al minimo, per i quali sono stati erogati dei bonus in via eccezionale nel corso del 2023 e 2024.

Riassumendo…

  • Dal prossimo anno le pensioni cresceranno ancora per effetto dell’inflazione.
  • La rivalutazione potrebbe aggirarsi intorno allo 0,8%.
  • Probabile fine della perequazione automatica per fasce di reddito.