Come tagliano le pensioni sopra i 2 mila euro senza toccarle

Nel 2025 continueranno i tagli pensioni all'adeguamento, con particolare impatto su quelli con assegni più alti
3 settimane fa
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Il 2025 si prospetta un anno critico per molti pensionati italiani, che continueranno a vedere un ridimensionamento dei loro assegni. Ancora tagli pensioni, insomma, dovuti al fatto che il sistema di rivalutazione parziale, basato sul décalage, sembra destinato a rimanere in vigore, penalizzando i pensionati con redditi più alti, ma anche quelli di fascia media. Nonostante le richieste dei sindacati e le proteste già in corso, la situazione economica generale rende improbabile un ritorno all’indicizzazione piena, almeno nel breve periodo.

In questo contesto, diventa sempre più urgente trovare soluzioni equilibrate che possano garantire una maggiore equità nel trattamento pensionistico, senza compromettere la sostenibilità del sistema previdenziale. Il rischio, altrimenti, è quello di un aumento delle disuguaglianze e di un ulteriore impoverimento delle fasce più deboli della popolazione anziana. I “tagli pensioni” rimangono quindi un tema caldo, che richiederà un’attenta gestione e un approccio lungimirante da parte del governo.

Le previsioni sul nuovo taglio pensioni

In proiezione, nel 2025 si prevede un ulteriore taglio pensioni, aggravando una situazione già difficile per i pensionati italiani. Le previsioni indicano che coloro che percepiscono un assegno superiore a quattro volte il minimo stabilito non beneficeranno di un pieno adeguamento al costo della vita. Questo significa che i pensionati con importi più elevati vedranno un’ulteriore riduzione nella rivalutazione delle loro pensioni, generando preoccupazione e scontento, specialmente tra i sindacati.

Le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo non saranno completamente indicizzate all’inflazione, come avveniva in passato, e questa notizia ha già sollevato molte critiche da parte delle principali organizzazioni sindacali. In una serie di comunicati stampa, i sindacati hanno espresso allarme per questa decisione, evidenziando l’iniquità di un sistema che penalizza coloro che hanno contribuito per anni al sistema previdenziale.

Cosa aspettarsi

In attesa di capire anche che ne sarà della riforma pensioni (sul tavolo ci sono varie proposte, da Quota 41 per tutti alla previdenza complementare obbligatoria), l’ipotesi più probabile per il prossimo anno è che venga confermato il meccanismo già applicato nel 2024, ossia il décalage, che prevede una rivalutazione ridotta in base all’entità della pensione.

Più alto è l’importo della pensione, minore sarà l’adeguamento al costo della vita. Questo metodo, già introdotto nella Legge di Bilancio 2024, ha determinato un netto ridimensionamento degli aumenti per i pensionati con importi più elevati.

In particolare, il meccanismo del décalage implica che chi percepisce una pensione fino a quattro volte il minimo stabilito dall’Inps potrà godere di un adeguamento al 100%, mentre per chi supera questa soglia, l’incremento sarà sensibilmente ridotto. Tale approccio ha sollevato preoccupazioni, poiché molti pensionati vedono il loro potere d’acquisto diminuito, nonostante i crescenti costi della vita.

Rivalutazione delle pensioni 2024: cosa è successo

Per comprendere meglio l’impatto di questa misura, è utile guardare a quanto accaduto nel 2024. Dal 1° gennaio, i pensionati con assegni fino a quattro volte il minimo (circa 2.271,76 euro) hanno ottenuto un adeguamento completo pari al 100% dell’inflazione. Tuttavia, coloro che superano questa soglia hanno visto un’applicazione parziale della rivalutazione, con percentuali di aumento decrescenti all’aumentare dell’importo della pensione.

Questo meccanismo ha già avuto un impatto negativo sul potere d’acquisto dei pensionati con redditi medi e alti, creando una sorta di “doppia penalizzazione”: non solo queste persone non hanno beneficiato di aumenti adeguati, ma hanno visto il loro reddito reale ridursi, nonostante i costi della vita siano in costante aumento.

Le stime per il 2025 non sono più incoraggianti. Anche nel caso in cui si applichi una rivalutazione al 100%, l’incremento previsto è solo dell’1,5%. Questo dato è inferiore rispetto agli aumenti registrati negli anni precedenti, segnalando un’ulteriore erosione del potere d’acquisto per i pensionati.

Taglio pensioni: chi ne sarà maggiormente colpito?

I pensionati con assegni più elevati saranno i più penalizzati da queste misure. Le persone che percepiscono pensioni superiori a quattro volte il minimo vedranno ridursi progressivamente gli adeguamenti rispetto all’inflazione, aggravando la loro situazione economica in un contesto in cui i prezzi dei beni di consumo continuano a salire. Questa categoria di pensionati è particolarmente preoccupata dal taglio pensioni, poiché il sistema di indicizzazione ridotto sembra destinato a rimanere in vigore per un altro anno, se non oltre.

A fronte di queste prospettive, i sindacati continuano a sollecitare il governo affinché venga ripristinato il sistema di indicizzazione pieno, che garantirebbe a tutti i pensionati una rivalutazione equa delle loro pensioni, indipendentemente dall’importo percepito. Tuttavia, al momento, le possibilità di un ritorno al vecchio sistema sembrano piuttosto remote.

Prospettive future per i pensionati: quali soluzioni?

La questione dei “tagli pensioni” è ormai un tema centrale nel dibattito politico e sindacale. Da un lato, il governo cerca di contenere la spesa pubblica, dall’altro, i pensionati chiedono di mantenere il loro potere d’acquisto, già fortemente eroso dall’inflazione e dalle precedenti riduzioni delle pensioni. Il rischio è che, senza un adeguato intervento, si arrivi a un aumento della povertà tra i pensionati, specialmente quelli che, pur percependo una pensione più elevata, non riescono a sostenere i crescenti costi della vita.

Per contrastare questa situazione, alcune proposte avanzate dai sindacati includono un ripristino dell’indicizzazione piena o, in alternativa, l’introduzione di un meccanismo di adeguamento più flessibile, che tenga conto non solo dell’inflazione, ma anche di altri fattori economici, come la crescita dei prezzi dei beni essenziali e delle spese sanitarie. Queste soluzioni, se implementate, potrebbero fornire un sollievo a molti pensionati che altrimenti rischiano di essere lasciati indietro.

Riassumendo

  • Nel 2025, le pensioni superiori a quattro volte il minimo subiranno ulteriori tagli all’adeguamento.
  • Il meccanismo del décalage riduce la rivalutazione delle pensioni più alte rispetto all’inflazione.
  • I pensionati fino a quattro volte il minimo riceveranno un adeguamento pieno al costo della vita.
  • Le stime per il 2025 prevedono un modesto aumento dell’1,5% per l’adeguamento delle pensioni.
  • I sindacati chiedono il ripristino dell’indicizzazione piena per contrastare la perdita del potere d’acquisto.
  • Il dibattito sui tagli pensioni è centrale per garantire equità e sostenibilità previdenziale.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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