Pensioni anticipate a confronto? Tralasciando il fatto che, come vedremo, chiamarle davvero “pensioni anticipate” non è così semplice, esistono effettivamente alcune misure alternative alle anticipate ordinarie, che non prevedono limiti di età, e che possono essere sfruttate fino alla fine dell’anno.

In attesa delle novità dalla legge di Bilancio o della conferma delle misure in scadenza, è utile fare un confronto tra queste tre opzioni. Che consentono di anticipare l’uscita dal lavoro con meno anni di contributi rispetto alle pensioni anticipate ordinarie.

Le misure che prenderemo in esame sono la Quota 103, la Quota 41 per i precoci e la pensione anticipata contributiva.

Ecco 3 diverse pensioni anticipate da sfruttare: si parte da Quota 103

La Quota 103 consente la pensione anticipata quando, sommando età e contributi, si raggiunge la quota prestabilita. I requisiti per accedere a questa misura sono 62 anni di età come soglia minima e 41 anni di contributi. La misura presenta due importanti limitazioni relative all’importo della pensione: una a scadenza e l’altra permanente.

La prima penalizzazione riguarda l’importo massimo della pensione, che non può superare 4 volte il trattamento minimo dell’INPS, attualmente pari a 598,61 euro al mese.

La seconda penalizzazione riguarda il metodo di calcolo della pensione, che con la Quota 103 è esclusivamente contributivo. Questo può penalizzare maggiormente chi, senza la Quota 103, avrebbe potuto beneficiare di un calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, avendo maturato almeno 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995.

Un ulteriore limite della misura è il divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro. Chi beneficia della Quota 103 non può lavorare fino al compimento dei 67 anni. Infatti, sia il divieto di cumulo sia il limite dell’importo della pensione cessano al raggiungimento di questa età.

L’unica eccezione riguarda il lavoro autonomo occasionale, che è consentito solo se il reddito derivante non supera i 5.000 euro annui.

La pensione di Quota 41 per tutti: ecco la guida in sintesi

Un’altra misura di cui parliamo oggi è la Quota 41 per i lavoratori precoci. Questa misura consente la pensione anticipata a chi ha maturato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età, anche se in modo discontinuo. Anche in questo caso, sono richiesti 41 anni di contributi, di cui almeno 35 devono essere “neutri”, cioè non includere contributi figurativi derivanti da Naspi o disoccupazione (stesso vincolo applicato alla Quota 103).

Tuttavia, rispetto alla Quota 103, la Quota 41 è destinata esclusivamente ai lavoratori precoci che appartengono a categorie svantaggiate, come invalidi, caregiver, lavoratori addetti a mansioni gravose o disoccupati.

Se il richiedente svolge una delle 15 attività considerate gravose, come camionisti, edili o facchini, è necessario che tali attività siano state svolte per almeno 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni. Gli invalidi devono avere almeno il 74% di invalidità civile, mentre il caregiver deve assistere un parente con invalidità pari almeno al 74% e convivere con lui da almeno 6 mesi.

Infine, per i disoccupati è richiesto che siano trascorsi almeno 3 mesi dall’ultima mensilità di Naspi percepita prima di poter presentare domanda.

Pensione anticipata contributiva: ma servono 64 anni di età

Chiamare “pensioni anticipate” misure che richiedono 41 anni di contributi può sembrare esagerato. Tuttavia, la pensione anticipata contributiva offre un’opzione più favorevole dal punto di vista dei contributi, richiedendo solo 20 anni di contributi previdenziali.

Per soddisfare i requisiti della pensione anticipata contributiva, però, è necessario aver compiuto almeno 64 anni (con uno sconto di 4 mesi sull’età per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi).

Inoltre, tutti i contributi devono essere stati versati dopo il 31 dicembre 1995, indipendentemente dalla loro tipologia (figurativi, da riscatto, effettivi, ecc.). Per andare in pensione, sia uomini che donne senza figli devono maturare un importo della pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale.

Per le donne con un figlio, l’importo della pensione deve essere pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale. Mentre per le donne con più figli l’importo minimo da raggiungere è pari a 2,6 volte l’assegno sociale.