“Il calore del sole di maggio che si posa sulla pelle è come un bacio da lontano che ti ammorbidisce i pensieri. E tu sai che sta arrivando l’estate“, afferma Fabrizio Caramagna. Il quinto mese dell’anno, effettivamente, è uno dei più amati di tutti. Questo perché ci dona delle giornate meravigliose, in cui poter trascorrere dei momenti all’insegna del relax mentre si viene baciati dal sole.

Maggio, quindi, sembra quasi ogni anno fare da apripista all’estate e alla voglia di vacanze che la stagione calda porta con sé.

Ma non solo, maggio 2023 porterà con sé delle importanti novità per quanto riguarda la possibilità di affittare case con Booking con o senza partita Iva. Ecco cosa cambia.

Reverse Charge e Iva al 22%: cosa c’è da sapere

A partire dal 1° maggio Booking si adeguerà alle normative dell’Unione Europea e provvederà pertanto ad applicare l’Iva del 22% sulle fatture inerenti le commissioni. Un’operazione, quest’ultima, che avrà effetti differenti in base al tipo di regime fiscale adottato dall’attività ricettiva. Ovvero a seconda che sia o meno titolare di partita Iva. Entrando nei dettagli, per le strutture dotate di Partita Iva valida per le transazioni nell’Unione Europea non cambierà nulla.

La nota piattaforma, infatti, continuerà a non applicare l’Iva. Questo è possibile perché si avvale del meccanismo del “Reverse Charge“. In tal caso, è bene sapere, l’imposta calcolata continua ad essere versata alle autorità fiscali italiane dalle strutture ricettive. Quest’ultime, a loro volta, si fanno carico del relativo versamento in regime di inversione contabile.

Dopo il primo maggio sarà ancora possibile affittare su Booking senza partita IVA?

Cosa cambia, invece, per coloro che non hanno partita Iva? Potranno continuare ad affittare su Booking? Ebbene la risposta al secondo quesito è sì. In tale circostanza, però, non si può applicare il “Reverse Charge”, perché l’Iva non risulta pagata dal portale e nemmeno dalla struttura.

Entrando nei dettagli, nel caso in cui si tratti di privati senza partita Iva, Booking emetterà fattura con Iva italiana, ovvero con aliquota al 22%.

Stando a quanto previsto dalle normative UE, inoltre, provvederà a verserà l’imposta alle autorità fiscali italiane. Se non viene effettuato il versamento si rischia di incorrere in pesanti sanzioni, il cui importo varia tra il 90% e il 180% dell’imposta stessa. Tale importo finisce sulle fatture delle commissioni inviate alle strutture iscritte a Booking e si rivela essere, pertanto, per quest’ultime una spesa in più.

Per questo motivo, a partire da maggio, gli host potrebbero decidere aumentare le proprie tariffe di 4 – 5 punti percentuali per cercare di coprire in parte l’Iva sulle Commissioni. Una decisione che potrebbe però rendere molte soluzioni abitative poco appetibili.