Dopo l’impatto sull’opinione pubblica che hanno avuto tutte le novità previdenziali introdotte con la manovra finanziaria del governo, ecco che iniziano ad emergere i primi dati che riguardano gli effetti che le novità produrranno. Il cambio delle misure previdenziali introdotte non lesinerà penalizzazioni per diversi lavoratori che magari stavano programmando e quasi pregustando la possibilità di andare in pensione nel 2024.

Ci sono lavoratori che usciranno tremendamente penalizzati da queste novità. Le donne soprattutto, nonostante ciò che si diceva sulla vecchia opzione donna già di per se molto limitativa.

E se perfino opzione donna 2023, pur con le sue tante limitazioni, rischia di lasciare nostalgici, allora significa che effettivamente il governo ha peggiorato le regole di pensionamento. Le lavoratrici quindi subiranno un netto inasprimento dei requisiti. E c’è chi si scrive proprio segnalandoci questo cambiamento di condizione a cui il Governo le ha messe di fronte.

Da Opzione donna alla nuova pensione a 63 anni, meno limiti di platea, ma requisiti peggiorativi

“Buongiorno, sono una lavoratrice dipendente con un invalidità pari al 74%. Nel 2023 ho completato i miei 35 anni di contributi versati e a dicembre compio 58 anni di età. Avendo avuto due figli, come voi ben sapete, maturo tutte e tre le condizioni idonee all’Opzione donna. Il fatto però è che opzione donna nel 2023 prevedeva che questi miei tre requisiti dovevano essere centrati entro il 31 di dicembre dell’anno precedente. Aspettavo quindi con ansia la proroga di Opzione donna al 2024. Perché completando i requisiti entro il 2023, contavo di poter uscire dal lavoro l’anno venturo. Ma è possibile che il Governo non pensi a noi quando vara delle nuove misure? Infatti, da quando apprendo, non potrò andare in pensione perché da adesso serviranno ben 63 anni di età e io ne compio tra poco solo 58.”

Ecco gli effetti delle nuove pensioni, c’è chi dovrà restare anche 5 anni in più a lavorare

Effettivamente per quando scrive la nostra lettrice non avremmo nemmeno bisogno di approfondire l’argomento perché di fatto ciò che ci dice lei è l’assoluta verità.

Il Governo nel varare queste misure non ha considerato quanti lavoratori rischiano di perdere davvero molti anni di pensione. C’è gente che stava già programmando la pensione. E perfino Opzione donna limitata a caregiver, disoccupate, invalide e soggette assunte in grandi aziende con tavoli di crisi avviati, sembra migliore della nuova pensione per le donne.

Per il semplice fatto che l’esecutivo ha deciso di cambiare drasticamente le modalità con cui molti potrebbero andare in pensione, c’è chi perderà diversi anni di quiescenza. La nostra lettrice è uno degli esempi lampanti di chi sulla propria pelle subirà questo autentico inasprimento dei requisiti. Lei è una lavoratrice che avrebbe potuto andare in quiescenza nel 2024 con una Opzione donna che doveva  essere prorogata e invece non è stata confermata dalla manovra 2024.

Cosa cambia nei requisiti per le lavoratrici nel passaggio da opzione donna alle pensioni a 63 anni

La nostra lettrice si trova davanti un autentico scalone di 5 anni, ma solo se tutto va bene. Perché se non continua a lavorare ancora per 5 anni, oppure se questa misura che si vara oggi cessa nei prossimi anni, la lettrice non avrà che da aspettare i 67 anni per la pensione di vecchiaia. Le lavoratrici che entro la fine del 2022 hanno maturato i requisiti previsti per Opzione donna, nel 2023 hanno potuto lasciare il lavoro già a 58 anni.

Se la nostra lettrice, come lei dice, avesse centrato i 58 anni di età e i 35 anni di contributi nel 2022, poteva andare in pensione già adesso. Invece completandoli solo nel 2023, questa possibilità le verrà meno. Questo perché adesso le donne potranno lasciare il lavoro solo con 35 anni di contributi e 63 anni di età.

Il cambiamento è evidente ed è nettamente peggiorativo. Anche se a dire il vero ci saranno anche donne che troveranno conveniente questa nuova misura.

Ecco invece chi ci guadagna nel passaggio alla nuova misura dal 2024

Ci sono donne che non rientrando in nessuna delle 4 categorie prima citate, non hanno potuto lasciare il lavoro con opzione donna quest’anno. Nonostante hanno completato i 35 anni di contributi nel 2022 e nonostante hanno pure 58 o più anni. Le donne che oggi hanno 62 anni, anche se con oltre 35 anni di contributi completati adesso, se non erano alternativamente alle prese con crisi aziendali, disoccupazione, invalidità o se non assistono un parente disabile grave, non hanno potuto centrare Opzione donna.

Da gennaio invece, queste donne, compiendo i loro 63 anni di età potranno ottenere la pensione. Come sempre una nuova misura pensionistica varata dal governo, genera sempre effetti positivi per qualcuno e negativi per altri.

Si parte con misure di salvaguardia? Difficile ma dovrebbero essere necessarie

Viste le poche risorse a disposizione dello Stato, è difficile immaginare che si possa fare un passo indietro. E non crediamo che si possano approvare eventuali emendamenti alla Manovra che salvino alcune lavoratrici da questi inasprimenti. Perché anche se non si può parlare di esodati, per via dello scalone prima citato, servirebbero provvedimenti in salvaguardia. Come accadde proprio con gli esodati.

Agevolare quindi alcune lavoratrici che hanno solo sfiorato opzione donna dovrebbe essere una soluzione da adottare. Per non penalizzarle di molto, visto che senza opzione donna per loro l’attesa minima è di 5 anni. E se tutto va male, la pensione per loro potrebbe slittare perfino di 9 anni.