Vuoi vedere che come un déjà vu sulla pensione potrebbero arrivare arretrati molto cospicui? Il fatto che le pensioni siano finite di nuovo davanti la Corte Costituzionale produce questa eventualità da non sottovalutare, anzi. Guardando anche al recente passato, spesso la Consulta opera in maniera per così dire, fuori schema. Non sempre i giudici costituzionalisti danno ragione alle istituzioni. Ciò che è finito davanti agli ermellini della Corte Costituzionale infatti è il meccanismo della perequazione delle pensioni. E adesso la cosa si fa interessante.

Ecco perché sulla pensione potrebbero presto arrivare arretrati

Ogni anno le pensioni vengono adeguate al tasso di inflazione in base a quel particolare meccanismo che viene chiamato della perequazione. In altri termini i pensionati italiani ogni anno ricevono degli incrementi di pensione affinché il trattamento da loro percepito venga adeguato al tasso di inflazione e non perda potere di acquisto. L’Istat ogni fine anno determina il risultato di questo tasso stabilendo di quando l’inflazione è salita.

Ed è proprio in base a questo tasso che dall’INPS annualmente sono aumentate le pensioni. Per esempio a gennaio 2023 si salì del 7,3% come aumento del costo della vita. Nel 2024 sempre a gennaio l’aumento su del 5,4%. Percentuali elevate che però nel 2025 non ci saranno. Perché gli aumenti delle pensioni saranno nettamente inferiori. Infatti presumibilmente sarà pari all’1,6% l’aumento del costo della vita che l’Istat certificherà adesso è che l’Inps utilizzerà a gennaio per l’aumento delle pensioni. In buona sostanza l’aumento massimo che le pensioni potranno avere a gennaio prossimo sarà proprio dell’1,6%.

Una indicizzazione delle pensioni non uguale per tutti, ecco perché

Il problema però è che non tutte le prestazioni pensionistiche salgono in misura pari al tasso di inflazione. Perché il metodo utilizzato dal governo è quello della perequazione piena solo per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo.

Per le pensioni più alte quindi l’aumento sarà inferiore seguendo la tabella utilizzata anche nel 2024 e cioè dell’85% di aumento concesso per esempio sui trattamenti superiori a quattro volte il trattamento minimo e fino a cinque volte. Man mano che salgono le pensioni scende la percentuale di perequazione applicata è così si arriva al 53% per le pensioni fino a 6 volte il trattamento minimo, al 47% per quelle fino a otto volte il trattamento minimo minimo al 37% per quelle fino a 10 volte e il 22% per quelle oltre le 10 volte.

Dal punto di vista sociale nulla da eccepire, forse. Perché per contenere la spesa pubblica il governo così tutela i contribuenti sotto una determinata soglia, perché considerati più bisognosi di sostegno. Ma se socialmente tutto ok, a livello costituzionale forse non lo è. Tanto è vero che proprio questo meccanismo finisce nelle mire della Consulta.

COsa accadde subito dopo la legge Fornero e cosa disse la Corte Costituzionale

In effetti la Corte Costituzionale per l’ennesima volta in materia pensioni, è chiamata a rispondere ad una presunta incostituzionalità di una norma introdotta dal governo. Come anni fa fu fatto per il blocco della perequazione degli stipendi per i lavoratori statali e delle pensioni da parte della Legge Fornero. In quel caso, la Consulta decise di considerare illecito il blocco della perequazione voluto dalla Legge Fornero. E obbligò al risarcimento il governo, che dovette intervenire dando gli arretrati per le somme mai percepite come perequazione da stipendiati e pensionati.

A dire il vero più che gli arretrati per questi danneggiati da una norma che la Consulta tacciò di incostituzionalità, venne erogata una una tantum con il Bonus Poletti. Una sorta di risarcimento per anni in cui stipendi e pensioni rimasero praticamente congelati senza adeguamento all’aumento dell’inflazione.

Ci risiamo, dalla Corte Costituzionale possibili arretrati in arrivo sulle pensioni

Adesso un ricorso di un pensionato ex dirigente del comparto scuola, ha messo in luce ancora una volta una presunta incostituzionalità di un provvedimento di indicizzazione.

Nel mirino è finito il noto taglio alla perequazione per le pensioni sopra tre volte il trattamento minimo. Cioè il sistema di indicizzazione delle pensioni prima spiegato. Perché c’è il rischio di incostituzionalità? Perché pare che penalizzare un pensionato tagliando ciò che dovrebbe ricevere come aumento della pensione per via dell’inflazione, per il solo fatto che prende una pensione più alta, sarebbe contro un articolo della Costituzione.

In effetti una pensione alta proviene da un lavoro che per qualità o quantità era di alto livello. Il merito che la Costituzione prevede d’altronde. Perché viene stabilito per principio costituzionale che la retribuzione di un lavoratore deve essere proporzionata alla qualità ed alla quantità del lavoro svolto. E anche da pensionati, secondo la teoria alla base di questo ricorso, ciò che si ottiene è ciò che si è meritato il pensionato quando era lavoratore. E non dovrebbe poter essere penalizzato. Ecco perché sulla pensione potrebbero presto arrivare arretrati. O magari una specie di bonus in stile Poletti, cioè con una specie di risarcimento una tantum.