Frena la corsa dei rendimenti dei fondi pensione ad aprile. Dopo un avvio spumeggiante a inizio anno, trainato dalla corsa dei mercati finanziari, il trend si è bruscamente fermato e le linee di investimento hanno subito leggere perdite. Nel complesso, però, da inizio 2024 il rendimento è stato buono, anche migliore di quello offerto dal Tfr.

Sul lungo periodo, però, tenuto conto del crash avvenuto nell’autunno del 2022, il rendimento dei fondi resta ancora sotto quello del Tfr. La ripresa dei mercati e il rallentamento dell’inflazione nel periodo gennaio – marzo 2023 hanno permesso ai fondi pensione un incoraggiante recupero, ma servirà ancora molto tempo prima di recuperare le perdite (mediamente superiori al 10%) accusate due anni fa.

Rendimenti in franata ad aprile per i fondi pensione

Secondo i dati elaborati da BFF, i rendimenti dei fondi negoziali sono scesi dello 0,6%, mentre quelli degli aperti hanno perso lo 0,8%. Il calo è stato causato principalmente dalla performance negativa delle linee azionarie, che hanno registrato un passivo di circa il 2%. I comparti monetari e obbligazionari, invece, hanno contenuto le perdite, chiudendo il mese con un segno positivo.

Nonostante questa frenata, i rendimenti dei fondi pensione su periodi più lunghi rimangono comunque positivi. Ad esempio, su un orizzonte di 15 anni, la maggior parte dei fondi azionari ha registrato performance interessanti. Al contrario, il rendimento del TFR ad aprile 2024 è stato dello 0,752313%. Questo significa che le quote di TFR accantonate al 31 dicembre 2023 sono state rivalutate in misura dello 0,752313%. In parole semplici, per ogni 100 euro di TFR maturato al 31 dicembre 2023, ad aprile 2024 si sono ottenuti 0,75 euro di rivalutazione.

Nel lungo periodo (20 anni) il rendimento del TFR è stato variabile, ma in generale ha registrato una crescita positiva. La media annua del rendimento del TFR negli ultimi 20 anni è stata circa del 3,5% che si confronta con una performance analoga dei fondi pensione delle linee di investimento bilanciate, ma non quelle monetarie e garantite che hanno sotto preformato.

Mentre quelle azionarie hanno fatto meglio.

Recupero lento e dubbi sulla previdenza complementare

Non dimentichiamo che il recupero dei rendimenti deve essere rapportato con quanto offerto dal Tfr. Considerato il tonfo dell’autunno del 2022, ci vorranno molti anni per tornare ai livelli precedenti il crollo (in Gran Bretagna la Banca d’Inghilterra è addirittura intervenuta per salvare il settore). Con ripercussioni che si sono fatte sentire anche in Italia.

Il ritorno dell’inflazione ha infatti messo alle corde i gestori dei fondi pensione che sono corsi ai ripari vendendo assets e accusando violenti perdite sul comparto obbligazionario recuperabili solo nel lungo periodo. Perdite che ancor oggi fanno male per chi ha sottoscritto la previdenza integrativa negli ultimi anni.

A confronto, la rivalutazione del Tfr lasciato in azienda ha reso di più sul lungo periodo. Il trattamento di fine rapporto, infatti, si rivaluta sempre del 1,50% più 0,75% del tasso di inflazione senza subire cali. Nel 2022 è cresciuto del 8,3%, contro una perdita media del 10% dei fondi pensione.

Di fatto, sul lungo periodo il Tfr batte i fondi pensione: rispetto al 2017 (orizzonte di cinque anni), i fondi negoziali hanno guadagnato lo 0,4% e i fondi aperti lo 0,2%, mentre i PIP variano dal +1,4% delle gestioni separate al +0,6% degli unitlinked. Il Tfr, invece, ha guadagnato il 3,3%. A dieci anni i fondi aperti sono saliti del 2,5%, i negoziali del 2,2% e il Tfr del 2,4%. Solo la performance media dei fondi pensione azionari è superiore al rendimento del Tfr.

Riassumendo …

  • Calano i rendimenti dei fondi pensione ad aprile, ma il bilancio da inizio anno resta positivo.
  • Stabile il Tfr lasciato in azienda, anche se cresce a ritmo meno sostenuto.
  • Sui rendimenti dei fondi pesa il rallentamento della crescita dei mercati azionari.