Andare in pensione dovrebbe essere facoltà di ogni lavoratore. A dire il vero andare in pensione è un diritto di ogni lavoratore. Sono le misure che lo consentono a essere alquanto discutibili, proprio perché non sembrano offrire tanta scelta. Manca la flessibilità nel sistema pensioni italiano, a tal punto che uno degli argomenti sul tavolo del confronto tra governo e sindacati è proprio quello della flessibilità. A maggior ragione se si pensa che in un sistema contributivo, la flessibilità non deve mancare.

Ed è l’auspicio di molti lavoratori questo.

Molti chiedono maggiore flessibilità, soprattutto per le misure di pensionamento alternative alle classiche. Un’idea sarebbe senza dubbio quella di rendere anche una misura piuttosto complicata da centrare come la quota 103, flessibile. E sarebbe una panacea per diversi lettori che ci chiedono come potranno andare in pensione nel 2024.

“Lavoratore dipendente, con 39 anni di contributi versati e 62 anni di età da compiere a novembre 2023. Posso andare in pensione nel 2024? Vi pongo questa domanda anche se so che mancando l’obbiettivo dei 41 anni di contributi, anche facendo 62 anni per tempo, non ho diritto alla quota 103. Non è che arriva qualche novità nel 2024?”

“Salve, volevo sapere se nel 2024, arrivato a 64 anni di età ci saranno possibilità di pensionamento per il sottoscritto che a febbraio chiude 40 anni consecutivi di carriera. Se sommo età e contributi arrivo a 104, ma è possibile che molti possano andare in pensione con quota 103  e io con 104 no?”

Come fare per andare in quiescenza con maggiore flessibilità

Già quando fu il caso di varare la quota 100, i discorsi sulla flessibilità si spendevano copiosi. Perché con il decreto 4 del 2019 (cd decretone di quota 100 e reddito di cittadinanza), nacque una quota 100 limitata e non pura come la volevano in molti. Ma cosa significa quota 100 pura? Significa che la quota 100 poteva essere centrata con diverse più combinazioni di quelle che poi effettivamente furono varate.

Infatti fissando a 62 anni di età e 38 anni di contributi le soglie minime, la misura nacque limitata alle combinazioni 62+38, 63+38, 64+38 e così via. Evidente che il parametro fisso dei 38 anni di contribuiti diventava valico insuperabile per consentire, anche a chi aveva una carriera inferiore, di accedere alla misura.

Le limitazioni di quota 100, quota 102 e quota 103: manca la flessibilità

Hai 66 anni di età e 34 di contributi? Niente quota 100 anche se effettivamente la somma di età e contributi dà 100. Anzi, niente anticipata con quota 100 nemmeno a 66 anni di età con 37 anni di contributi (nonostante abbondantemente sopra quota 100). Lo stesso meccanismo fu applicato alla successiva quota 102, con almeno 64 anni di età e sempre con almeno 38 anni di contributi. Ancora di meno le combinazioni, per via dell’aumento di 2 anni dell’età minima di uscita. Infine, nel 2023, passo indietro di nuovo sull’età, riportata a 62 anni per la quota 103, ma solo a fronte di almeno 41 anni di contributi versati.

Il progetto pensioni flessibili e come dovrebbe essere anche la nuova quota 103

Misure di pensionamento anticipato simili come funzionamento. Dalla quota 100 alla quota 103 passando per la quota 102, ma di flessibilità poca. A tal punto che c’è chi vorrebbe, adesso che si parla di rinnovo della quota 103 per il 2024, di una maggiore flessibilità. Perché estendendo le combinazioni possibili, tra età e contributi, ci si potrebbe avvicinare a quella quota 41 per tutti da molti considerata la vera via di riforma del sistema. In pratica, se un lavoratore completa la quota 103, dovrebbe lo stesso poter andare in pensione, nonostante una delle due soglie minime previste, cioè 62 di età e 41 di contributi non venga completata.

Per esempio, andrebbe consentito a chi ha 40 anni di contributi, di poter lo stesso accedere alla quota 103, naturalmente se ha anche 63 anni di età compiuti. Così come con 42 anni di contributi, dovrebbero poter bastare anche 61 anni di età.

Oggi infatti soggetti con queste combinazioni sono tagliati fuori dalla quota 103, che diventa flessibile solo al salire dell’età anagrafica, ma fermo restando il requisito minimo dei 41 anni di contributi.

La quota 103 flessibile? ecco una via per la riforma delle pensioni

I nostri due lettori si trovano effettivamente nella impossibilità di accedere alla pensione anticipata con le “”quota. Anche se fosse davvero confermata la quota 103 nel 2024, resterebbero esclusi. Soprattutto se la conferma venisse varata senza correttivi e con un meccanismo del tutto identico a oggi. Certo, per esempio al nostro primo lettore potrebbe andare bene anche una ipotetica conferma dell’Ape sociale, perché ha superato sia i 63 anni di età (nel 2024) e i 36 anni di contributi. Come anche il nostro secondo lettore. Ma l’Ape sociale è una misura destinata solo a determinate categorie.

Perché la quota 103 flessibile deve essere la soluzione

La quota 103 invece non ha vincoli da questo punto di vista. Non bisogna svolgere particolari lavori gravosi e non bisogna essere alternativamente invalidi, caregiver o disoccupati. La flessibilità quindi potrebbe passare proprio da una rilettura della quota 103, rendendola più varia. Anche se non si potrà renderla “pura”, almeno flessibile potrebbe essere. Anche perché, ripetiamo, un sistema contributivo, e la quota 103 è calcolata anche con questo sistema, si basa sui contributi reali versati. Un lavoratore deve poter scegliere se interrompere la carriera a 41 anni di contributi. Perché deve essere sua la scelta, conscio del fatto che versare altri anni di contributi restando al lavoro, aumenterà il suo assegno. Che per contro diminuirà interrompendo prima la carriera.