I coniugi entrambi proprietari di una casa, per sfruttare le agevolazioni IMU previste per l’abitazione principale devono avere dimora abituale e residenza separata. Dunque, se ognuno di essi ha la residenza e vive nella propria casa anche senza gli altri familiari, può sfruttare l’esonero dal pagamento dell’IMU. Oppure se si tratta di un immobile di lusso, il trattamento agevolato previsto per tale tipologia di immobili se destinati ad abitazione principale.

Tale apertura è frutto della sentenza della Corte Costituzionale, sentenza n° 209 del 13 ottobre 2022.

Secondo la Corte Costituzionale  se i coniugi hanno residenza e dimora abituale separata, ossia in due immobili diversi, entrambi avranno diritto alle agevolazioni IMU per la propria abitazione principale. Nulla cambia se i due immobili si trovano nello stesso Comune o in un Comune differente.

Dunque non vale più la norma in base alla quale dimora e residenza ai fini dell’esenzione IMU debbano essere verificate nello stesso immobile sia per il possessore sia per il suo nucleo familiare.

Da qui, è lecito chiedersi come i coniugi, in ipotesi di controlli da parte del Comune, possano dimostrare di vivere effettivamente separati.

Infatti non basta il certificato del Comune che attesta l’effettiva residenza ma è necessario dimostrare che in quell’immobile per il quale non si vuole pagare l’IMU effettivamente sia abitato dal proprietario.

Vediamo in che modo i coniugi possono evitare di pagare l’acconto IMU 2024.

L’acconto IMU

Entro il 17 giugno dovrà essere versato l’acconto IMU o prima rata IMU. La seconda scadrà al 16 dicembre e dovrà tenere conto delle nuove aliquote nel frattempo pubblicate dal Comune in cui è ubicato l’immobile.

In assenza di nuova delibera varranno le aliquote in essere per il 2023. Cosicché, 1° e 2° rata coincideranno nell’importo, non essendo previsto alcun conguaglio.

Detto ciò, l’acconto IMU in scadenza dovrà essere pagato sulla base dei mesi di possesso del 1° semestre.

Come circolare del Ministero delle economia e delle finanze del 18 marzo 2020, n° 1/DF:

  • l’imposta è dovuta per anni solari proporzionalmente alla quota e ai mesi dell’anno nei quali si è protratto il possesso;
  • il mese durante il quale il possesso si è protratto per più della metà dei giorni di cui è composto è computato per intero.

I mesi di possesso sono così computati: mese di 28 giorni, il mese è in capo all’acquirente se il possesso inizia entro il giorno 15 del mese; di 29 giorni, il mese è in capo all’acquirente se il possesso inizia entro il giorno 15 del mese; 30 giorni, il mese è in capo all’acquirente se il possesso inizia entro il giorno 16 del mese; di 31 giorni: il mese è in capo all’acquirente se il possesso inizia entro il giorno 16 del mese.

Imu abitazione principale dei coniugi. Servono le bollette per dimostrare la mancata convivenza

Veniamo così alla questione IMU abitazione principale per i due coniugi ognuno dei quali è proprietario di un immobile. Facendo attenzione a chi pagherà l’IMU in caso di divorzio.

Se entrambi vogliono sfruttare le agevolazioni Imu previste per l’abitazione principale devono avere dimora e residenza separata. Lo ha confermato la Corte Costituzionale, con la sentenza IMU abitazione principale n° 209 del 13 ottobre 2022.

Dunque:

  • non basta il certificato del Comune che attesta l’effettiva residenza;
  • è necessario dimostrare che in quell’immobile per il quale non si vuole pagare l’IMU effettivamente sia abitata dal proprietario.

Da qui, sarà necessario essere in possesso di documenti a sostegno del fatto che ognuno dei coniugi vive nella propria casa. Poco importa se il resto della famiglia vive con uno o con l’atro coniuge.

Potrebbero essere d’aiuto per dimostrare che gli immobili sono entrambi abitazione principale le bollette della luce, del gas, del telefono, ecc.

Bollette esigue potrebbero però far pensare che si voglia far passare per abitazione principale un immobile che invece è seconda casa.

Anche la scelta del medico di base nella zona o nella città in cui ubicato l’immobile potrebbe essere prova che quell’immobile è effettivamente abitato abitualmente.

A ogni modo, spetta al Comune dimostrare la prova contraria se intende imporre il pagamento dell’IMU.

Riassumendo…

  • I coniugi con dimora e residenza separata non pagano l’IMU sui rispettivi immobili di proprietà nei quali ognuno vive;
  • il fatto che la casa sia abitazione principale può essere dimostrata anche con le bollette della luce, del gas, del telefono;
  • il Comune effettua i controlli per verificare che non si tratti di 2° casa camuffata ad abitazione principale.