Si discute animosamente in questi giorni di come andare in pensione a 62 anni nel 2022. Lo scoglio è quello di superare quota 100 che scade a fine anno evitando il ritorno alle regole della Fornero (pensione a 67 anni).

Tutti partiti sono d’accordo nel trovare una soluzione per andare in pensione a 62 anni anche dopo quota 100. Bisogna però superare i paletti imposti dalla Unione Europea sui vincoli di spesa e far quadrare i conti di bilancio. Come fare allora?

In pensione a 62 anni fino al 2024

E’ evidente che il problema sia più politico che tecnico.

La maggioranza fa quadrato contro le raccomandazioni del Ocse che vorrebbe azzerare le pensioni anticipate in Italia. Senza considerare che nel nostro Paese l’età media di pensionamento è 3 anni sopra la media Ue.

Il governo Draghi, dal canto suo, non vorrebbe sporcarsi le mani lasciando che scatti uno scalone di 5 anni senza la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età. Anche a costo di introdurre una leggera penalizzazione.

Così spunta l’ipotesi di prorogare di altre 3 anni quota 100, o meglio, i requisiti che ne prevedono l’accesso, ma con qualche ritocco. L’ex sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon (Lega), propone una uscita anticipata a 62-63 anni con 38-39 di contributi per tre anni. L’anticipo potrebbe essere garantito da un fondo nazionale per il prepensionamento da istituire ad hoc.

Quota 100 mascherata dal 2022

L’idea di Durigon è allettante in quanto replicherebbe quota 100 con l’innalzamento di un anno dell’età pensionabile e della misura contributiva. Magari in maniera flessibile. Ma il problema non è tanto questo, quanto la mancanza di risorse economiche.

Il costo per lo Stato sarebbe di circa 3 miliardi di euro fino al 2024. Ma poi ci sarebbero ricadute sul bilancio del Inps nel tempo che non sarebbero sostenute dal fondo. Insomma, si tratta di una misura tampone, transitoria, che rinvia a tempi migliori una più radicale riforma delle pensioni.

Soldi che, tanti o pochi, non devono balzare agli occhi dei tecnocratici di Bruxelles, sempre pronti a bacchettare l’Italia per l’eccessivo debito pubblico e per le spese esagerate per sanità e welfare.