Per gli under 35 la pensione rischia di diventare un miraggio. Chi ricade pienamente nel sistema di calcolo contributivo risulta decisamente più penalizzato rispetto a che ha ottenuto, a parità di anni di lavoro, la pensione con il sistema retributivo. E i giovani lavoratori ci sono dentro in pieno. In più c’è la regola che l’età pensionabile è agganciata alla speranza di vita.

Insomma, il conto di questa scellerata politica previdenziale che ha dato tanto, troppo, in passato lo pagheranno le nuove generazioni.

Andando in pensione a 70 anni di età e quindi lavorando più di quanto umanamente possibile. In questo senso il governo ha intenzione di fare qualcosa, anche se i cordoni della borsa sono talmente tirati che spazi di manovra, al momento, non ce ne sono.

La pensione degli under 35

Ciò premesso, vediamo come potrebbero essere le pensioni dei giovani under 35 con le regole attualmente in vigore. Lo scenario appare raccapricciante. In primo luogo perché l’età pensionabile sarà sempre più lontana nel tempo. Il requisito anagrafico della vecchiaia, oggi a 67 anni, è legato alla speranza di vita. Più questa sale, più si allunga l’età della pensione, con una previsione di 70 anni di età dopo il 2050.

Ma non è solo questo il punto. Il tasso di sostituzione, cioè il rapporto fra l’importo della pensione e l’ultima busta paga, tende al ribasso. Questo dipende da diversi fattori, in primo luogo dal calcolo contributivo della pensione. Cioè da quel meccanismo che trasforma il montante contributivo in rendita e che è decisamente più sfavorevole rispetto al vecchio sistema retributivo che premiava maggiormente i lavoratori.

Poi c’è la rivalutazione dei contributi. Questi aumentano di valore in base all’andamento quinquennale del Pil. Va da sé che se l’economia non cresce o aumenta poco anche l’ammontare dei contributi si rivalutano poco. E se al contempo l’inflazione sale, il potere di acquisto dei pensionati scende.

Infine bisogna considerare la carriera di un giovane lavoratore. Oggi il mondo del lavoro è cambiato col precariato e i contratti di lavoro a tempo determinato che creano vuoti contributivi o interruzioni che spesso non possono essere colmate. Col rischio di arrivare all’età della pensione con buchi contributivi che peseranno sull’importo della rendita finale.

Il piano del governo per aiutare i giovani lavoratori

Cosa può fare in questo contesto il governo per aiutare gli under 35 ad avere una pensione adeguata in futuro? Al momento non ci sono ancora soluzioni concrete. Le ipotesi si rincorrono, ma un punto fondamentale sul quale si vorrebbe fare leva è la previdenza integrativa. Il rischio, però, è che questa non decolli come nelle intenzioni perché i salari bassi e il precariato non depongono a favore di questa soluzione.

La cosa importante, quindi, è partire dalla stabilizzazione dei rapporti di lavoro e dall’aumento dei salari, come chiede ripetutamente anche la Ue. Se le retribuzioni restano basse, anche la contribuzione per la pensione degli under 35 sarà scarsa e, quindi, le rendite saranno penalizzate. Inutile fare tanti raggiri, come dice l’Inps, bisogna agire dalla base per assicurare un futuro dignitoso ai giovani lavoratori.

Un altro intervento potrebbe consistere nel rivedere il meccanismo che aggancia l’età pensionabile alla speranza di vita. Occorre porre un freno, soprattutto per certe attività gravose. Non è possibile non prevedere un limite perché arrivati a un certo punto non si è più in grado di lavorare e lo Stato deve spesso intervenire con l’assistenza per mantenere in essere un rapporto di lavoro.

Riassumendo…

  • Per i giovani under 35 la pensione sarà un miraggio.
  • L’età pensionabile sarà più alta di adesso col rischio di uscire dopo i 70 anni.
  • Il governo preme sulla pensione integrativa, ma prima bisogna premiare il lavoro.