Andare in pensione nel 2024. In attesa che si porti a compimento la riforma, ci sono due misure certe che sono la pensione anticipata e quella di vecchiaia. La prima, a qualsiasi età, ma con 42,10 o 41,10 anni di contributi rispettivamente per gli uomini e per le donne. La seconda a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. E per chi ha carriere corte al di sotto dei 20 anni? Poco o niente si può fare, ma una misura che potrebbe tornare utile a qualcuno esiste.

E sarebbe la misura che una nostra lettrice dovrebbe verificare di poter utilizzare.

“Salve, sono Maria, moglie e casalinga ormai da 30 anni. Prima ho lavorato, ma dopo il matrimonio ho vissuto sulle spalle di mio marito, oggi pensionato. E continuo a vivere così. Ho 66 anni di età compiuti a maggio e l’anno prossimo compirò i 67 anni di età. Ma con 16 anni di contributi non potrò accedere alla pensione di vecchiaia. Ho chiesto quanto costerebbe la prosecuzione volontaria e mi costa troppo. Inoltre mio marito con 1.300 euro di pensione mi taglia fuori anche dall’assegno sociale. Secondo voi cosa posso fare per ottenere una minima soddisfazione, anche solo per quei 16 anni di versamenti?”

La pensione con 15 anni di contributi, ecco come ottenerla nel 2024

Donne che hanno lasciato il lavoro dopo una breve carriera e sono passate a svolgere il ruolo di casalinga: sono davvero tante. E molte di loro hanno versamenti contributivi, magari giovanili, che rischiano davvero di non essere mai utilizzati per una pensione. La nostra Maria ne è un tipico esempio. Infatti non avendo raggiunto la soglia minima di contributi, la pensione di vecchiaia si fa impossibile per lei. Servono almeno 20 anni. Significa che i suoi 16 anni di contributi andrebbero perduti, cioè versati inutilmente.

E nemmeno l’assegno sociale è una soluzione, a meno che non diventi single e lasci il marito.

Un suggerimento border line ma che rende bene l’idea della situazione in cui si ritrovano alcune donne che non godranno mai di un trattamento proprio per via di una scarsa contribuzione versata o per via dei redditi del marito. L’unica strada percorribile è una misura che man mano che passano gli anni, diventa praticamente impossibile da prendere. E si tratta delle deroghe Amato, misure che consentono il pensionamento con 15 anni di contributi. Tanto è vero che nel mondo previdenziale si chiamano pensioni quindicenni.

Le deroghe Amato, le pensioni quindicenni e come funzionano

Anche con le tre deroghe Amato non cambia l’età pensionabile. Perché la pensione di vecchiaia si centra a 67 anni di età, come l’assegno sociale e come pure le tre deroghe Amato. E se esiste una categoria di contribuenti che può rientrare nel 2024 in queste deroghe, senza dubbio è quella delle casalinghe di oggi e lavoratrici del passato. E sono quelle nate nel 1957 che hanno maturato 15 anni di contributi. Ma solo se questa carriera contributiva è stata perfezionata entro la fine dell’anno 1992.

In parole povere, se una donna, come la nostra lettrice, prima di diventare casalinga lavorava, può sfruttare una unica regola per andare in pensione anche non completando i 20 anni di contributi. Basta che i 15 anni di contributi (la nostra lettrice ne ha 16 ed è casalinga da 30 anni) siano antecedenti il 1993. Per esempio, una donna nata nel 1957, se ha lavorato a partire dai suoi 20 anni, è possibile che al 31 dicembre 1992 abbia completato i 15 anni di contributi. E questo basta per rientrare nella deroga Amato. Parliamo della prima deroga.

Il funzionamento delle tre deroghe Amato per la pensione con 15 anni di contributi

Le tre deroghe Amato sono strumenti che consentono, in deroga al requisito minimo dei 20 anni di contributi, di arrivare alla pensione anche solo con 15 anni di contribuzione.

Detto della prima deroga per cui bastano solo 15 anni di contributi prima del 1993 e 67 anni di età, ecco le altre due. La seconda riguarda lavoratori che al 31 dicembre 1992 erano stati autorizzati alla cosiddetta prosecuzione volontaria. Anche in questo caso bastano 67 anni di età e 15 di contributi. E la possibilità non viene meno se i versamenti volontari, dopo l’autorizzazione dell’INPS, non sono partiti. In termini pratici, non serve che l’interessato abbia versato mai un centesimo di contributi volontari. Serve solo l’autorizzazione entro quella data prima citata.

La terza deroga Amato invece, è ad appannaggio dei lavoratori che hanno almeno 10 anni di carriera con versamenti che non coprono l’intero anno e cioè, con meno di 52 settimane di contributi versati per anno. Bastano in questo caso 15 anni di contributi, ma il primo contributo versato deve essere antecedente di 25 anni la data di presentazione della domanda di pensionamento con la deroga.