Piccole novità ed aggiustamenti per il sistema pensionistico italiano con la legge di bilancio 2022. L’introduzione di Quota 102, l’estensione dell’Ape social ad altre categorie di soggetti. Sostanzialmente invariata, invece Opzione donna.

Quota 102 è solo per un anno

Il 31 dicembre 2021 è tramontata Quota 100, ossia il sistema che permetteva agli italiani di andare in pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età.

Il governo e parti sociali dovevano trovare una soluzione al fine di evitare il rischio di un ritorno Fornero e, quindi, innalzamento a 67 anni per il requisito anagrafico.

Anche se non è stata trovare una via definitiva, si è deciso di introdurre per il solo anno 2022 la nuova Quota 102, ossia il sistema che permetterà la pensione a chi quest’anno maturerà:

  • 38 anni di contributi
  • e 64 anni di età.

La proroga e l’estensione dell’Ape social

Prorogata al 2022 anche l’Ape social ossia la possibilità, per alcune categorie di soggetti che rispettano determinati requisiti, di andare in pensione con 63 anni di età e 36 anni di contributi (oppure 30 anni se disoccupati o invalidi). Tale possibilità garantisce un assegno pensionistico mensile fisso di 1.500 euro fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di anzianità.

La stessa manovra 2022 estende le categorie di soggetti che possono accedere a questa forma di pensione. In dettaglio, a seguito della novità, possono godere dell’Ape social, anche:

  • artigiani, operai specializzati e agricoltori.
  • conduttori di impianti e macchine per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali e operai di impianti per la trasformazione e la lavorazione a caldo dei metalli.
  • insegnanti di scuola primaria e pre-primaria.
  • magazzinieri.
  • professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali.
  • professioni qualificate nei servizi personali ed estetisti.
  • tecnici della salute.

Opzione donna

Sostanzialmente invariato resta Opzione donna, ossia la possibilità di andare in pensione con:

  • 58 anni di età e 35 anni di contributi, se lavoratrici dipendenti
  • 59 anni di età e 35 anni di contributi, se lavoratrici autonome.

Tale formula pensionistica, tuttavia, spaventa in quanto può portare ad una perdita tra il 20% ed il 25% dell’assegno mensile rispetto a quello che si percepirebbe con la pensione di anzianità.

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