“Mi considerano pazzo perché non voglio vendere i miei giorni in cambio di oro. E io li giudico pazzi perché pensano che i miei giorni abbiano un prezzo“, affermava Khalil Gibran. Eppure, a pensarci bene, tutti i giorni in cui lavoriamo stiamo “vendendo” il nostro tempo in cambio di denaro. Uno scambio, quello tra soldi e attività lavorativa, che spesso si rivela essere iniquo.

Una situazione che sembra peggiorare con il raggiungimento dell’età pensionistica, quando l’assegno riconosciuto dall’Inps si rivela essere più basso dello stipendio percepito nel corso della propria carriera lavorativa.

Per questo motivo prima di decidere di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro è bene valutare se andare in pensione, ad una determinata età, sia o meno conveniente.

Manovra 2023, nuovo schema di anticipo pensionistico per contrastare la Fornero

Grazie alla Legge di Bilancio 2023 il governo ha introdotto delle novità anche dal punto di vista delle pensioni. In particolare, così come si evince dal sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, al fine di contrastare il ritorno della Legge Fornero, la Manovra ha introdotto l’avvio:

“di un nuovo schema di anticipo pensionistico per il 2023 che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica (quota 103). Per chi decide di restare a lavoro rifinanziato bonus Maroni che prevede una decontribuzione di circa il 10%”.

La Quota 103 ha senso solo se il tuo stipendio è medio basso?

I lavoratori che decidono di beneficiare della pensione anticipata devono essere ben consapevoli che l’assegno corrisposto sarà in ogni caso più basso rispetto a quello a cui si avrebbe diritto attendendo la pensione di vecchiaia all’età di 67 anni. Ne è un chiaro esempio Quota 103 che presenta anche dei paletti ben definiti. In particolare l’importo lordo corrisposto non può superare di cinque volte il trattamento minimo previsto dall’Inps, ovvero circa 2800 euro lordi.

Questo fino al momento in cui il lavoratore non raggiungere il requisito anagrafico ordinario per andare in pensione, ovvero i 67 anni di età. Ne consegue, pertanto, che Quota 103 si rivela essere una soluzione poco gradita dai lavoratori che avrebbero diritto ad una pensione di importo superiore a 2800 euro e che pertanto percepiscono uno stipendio medio alto.

Quest’ultimi, infatti, si ritroverebbero a dover fare i conti con delle minori entrate non di certo indifferenti. Se tutto questo non bastasse, una volta che si accede a Quota 103 è possibile lavorare solamente in maniera autonoma e occasionale. E senza superare il limite annuo di 5 mila euro. Un elemento quest’ultimo che è bene prendere in considerazione. Ciò per fare le opportune valutazioni economiche e decidere se optare o meno per Quota 103.