Si torna a parlare dello schema Dini per le pensioni future. Con la fine di Quota 103 il prossimo mese di dicembre potrebbero aprirsi nuovi orizzonti per la riforma pensioni. Anche perché nessuno pare voglia più saperne di quote per anticipare le uscite dal lavoro. Un sistema diventato ormai vecchio e spesso ingiusto nei confronti di molti lavoratori. Quindi anche il progetto di Quota 41 sarebbe sulla via del tramonto.

Per favorire il pensionamento anticipato dei lavoratori che hanno alle spalle molti anni di contributi si sta pensando a un sistema di uscite flessibili.

Si va dal sistema duale caldeggiato dall’Inps e che prevede la pensione in due tranches a quello concepito dall’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini che vede possibili le uscite dal lavoro già a 64 anni di età.

La pensione flessibile in due tranches

Lasciamo per un attimo da parte lo schema pensioni Dini e vediamo bene come potrebbe funzionare la proposta sulle pensioni già avanzata dall’Inps. Secondo la massima istituzione in materia di previdenza, le uscite anticipate potrebbero essere concesse già a 63 anni di età. Solo per la parte contributiva, però, cioè per gli anni lavorati dal 1996 in poi. E questi fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.

La parte retributiva della pensione sarebbe liquidato, invece, al raggiungimento dell’età di vecchiaia (oggi a 67 anni). Si fa riferimento, in questo senso, Ai versamenti effettuati prima del 1996. Contributi che danno origine a una pensione notoriamente più vantaggiosa, ma allo stesso tempo più onerosa per lo Stato.

In buona sostanza la pensione mista, quella finora pagata con le regole attuali, non sarebbe liquidata in una unica soluzione, ma in tempi diversi. Un sistema che permetterebbe all’Inps di contenere la spesa e, allo stesso tempo, di mandare inizialmente in pensione i lavoratori con una parte di rendita maturata.

Verso la flessibilità pensioni prevista dallo schema Dini

Attualmente, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) sta lavorando su alcune proposte che potrebbero portare a importanti cambiamenti nel sistema pensionistico italiano. Uno di questi riguarda la flessibilità in uscita, così come prevista dallo schema Dini degli anni ’90. In pratica ai lavoratori potrebbe essere concessa la possibilità di scegliere a che età congedarsi dal lavoro.

Con questa riforma, l’età di pensionamento potrebbe variare dai 64 ai 72 anni. Tuttavia, va notato che l’assegno pensionistico, così come previsto dallo schema Dini, potrebbe essere ridotto se si sceglie di andare in pensione in anticipo. Non si tratterebbe di penalizzazione, ma di semplice calcolo della rendita in base ai contributi versati e al coefficiente di trasformazione applicato. Il requisito minimo contributivo salirebbe, però, a 25 anni.

Un aspetto significativo della riforma è l’addio al sistema delle quote. Attualmente, il sistema delle quote determina l’importo dell’assegno pensionistico, ma con la nuova proposta, questo meccanismo verrebbe eliminato.

Il nuovo disegno di legge di Bilancio per il 2025 sarà presentato al Parlamento entro tre mesi e mezzo. Nel frattempo, il Governo dovrà prendere decisioni riguardanti le pensioni, inclusi i programmi come Quota 103, Ape Sociale e Opzione donna che hanno come scadenza il 31 dicembre 2024.

Riassumendo…

  • La prossima riforma pensioni 2025 potrebbe essere nel segno della flessibilità, come previsto dallo schema Dini.
  • La pensione flessibile consisterebbe in una parte di rendita a 63 anni e il resto al raggiungimento della vecchiaia.
  • Torna in auge anche l’ipotesi flessibilità pensioni concepita da Dini con uscita flessibile a partire da 64 anni di età.