Si intensificano le proposte per la riforma pensioni che verrà. Il tempo stringe perché a fine anno scade Quota 102 e dal 2023, in assenza di interventi, tornerà la Fornero in versione integrale per tutti.

Si sta quindi cercando una rapida soluzione alternativa a Quota 102 che consenta di allargare in maniera flessibile la platea dei beneficiari. Senza spendere troppo perché le finanze sul tema pensioni sono ormai all’osso.

Quota 102 punto di arrivo e ripartenza

Quota 102, quindi, che finora non ha dato molte soddisfazioni, essendo stata sfruttata da poche migliaia di lavoratori, rappresenta un punto di partenza.

La ministra al Lavoro Marina Calderone ha già in testa qualcosa, anche se ancora non lo ha detto apertamente.

L’idea potrebbe essere quella di prorogare Quota 102 per evitare lo scalone con le regole Fornero. Ma in maniera flessibile e non rigida come finora avvenuto per tutto il 2022. Cioè pensione anticipata a 64 anni con 38 di contributi.

Quindi si potrebbe studiare una formula tale da concedere la pensione anticipata a partire da 61-62 anni con un numero di contributi tale la cui somma faccia sempre 102. Così chi ha meno anni di età potrà andare in pensione solo se avrà lavorato di più e viceversa.

A 61 anni di età, ad esempio, servirebbero almeno 41 anni di contributi. Mentre a 66 ne basterebbero 36 per arrivare a Quota 102. Ovviamente la combinazione di questi due requisiti determinerà anche l’importo della pensione che sarà più bassa per chi accetta di andarsene prima dal lavoro.

Riforma pensioni: Opzione Donna e Ape Sociale

Le due opzioni che molto probabilmente saranno prorogate anche nel 2023 restano Opzione Donna e Ape Sociale. La prima potrebbe essere estesa anche agli uomini per la prima volta e quindi consentire di lasciare il lavoro a partire da 58 anni di età. La seconda, invece, a partire da 63 anni.

Per quanto riguarda Opzione Donna, come noto si tratta di una forma di pensione anticipata che prevede il ricalcolo interamente contributivo della pensione a partire da 58 anni di età (59 per le autonome) con almeno 35 anni di contributi versati.

Riguardo ad Ape Sociale, invece, occorre aver raggiunto i 63 anni di età con almeno 30 anni di contributi e trovarsi in una condizione di disagio sociale così come previsto dalla legge. Per i lavoratori usuranti servono 36 anni di contribuzione (32 per edili e ceramisti).