Quando scatta il pignoramento della pensione e del Tfr? Anche se non si conoscono bene i termini di legge, è intuibile che il prelievo forzoso della rendita, o del trattamento di fine rapporto, scatta in presenza di debiti da parte del beneficiario. Esistono comunque dei limiti che il legislatore ha stabilito per coloro che percepiscono pensioni basse.

Il pignoramento della pensione, a differenza di quello del Tfr o Tfs, scatta nel momento in cui il lavoratore inizia a percepire la rendita.

Quindi subito dopo la domanda di pensione presentata presso l’Inps. L’Istituto verifica, insieme all’Agenzia delle Entrate Riscossione, la presenza di debiti o insoluti passati a ruolo che il lavoratore non ha ancora provveduto a sanare. Pratica che oggi è abbastanza veloce e quasi automatica.

Quando scatta il pignoramento della pensione e del Tfr

Ma cosa verifica esattamente l’Inps prima di concedere il pagamento della pensione? In base alla normativa vigente l’Istituto controlla se vi sono pendenze col fisco e, in generale, debiti nei confronti della pubblica amministrazione passati a ruolo. Il limite minimo è di 5.000 euro. Qualora il debitore non abbia ancora sanato il debito o non abbia intrapreso un percorso di rientro, l’erogazione della pensione è a rischio.

Tutto dipenderà dall’importo spettante della pensione. Se questa è di 5.000 euro al mese o superiore, sarà trattenuta la cifra che dovrà essere riconosciuta all’Agenzia delle Entrate Riscossione secondo un piano rateale commisurato all’entità della somma da restituire, comprensiva di interessi legali e sanzioni fino a quel momento dovuti. Il tutto comporterà un ritardo nell’elaborazione dei pagamenti fino a 2 mesi rispetto alla data prevista per il pagamento del primo assegno.

Lo stesso dicasi per il Tfs. Il trattamento di fine servizio che è erogato dalle singole amministrazioni pubbliche resterà bloccato a concorrenza del debito da sanare. Diversa la situazione, invece, per il Tfr che è pagato direttamente dal datore di lavoro privato.

In questo caso è necessaria una procedura di pignoramento presso terzi, anche se il risultato non cambia alla fine.

Pignoramento pensione, nuovi limiti

Da ricordare che il pignoramento della pensione può avvenire anche in presenza di importi di pensione inferiori a 5.000 euro. In questo caso l’Inps non procede d’ufficio, ma a seguito di azione esecutiva successiva alla liquidazione della pensione. I creditori possono agire per recuperare le somme dovute nei limiti fissati annualmente dalla legge.

L’importo della pensione pignorabile non può infatti essere superiore a un quinto al di sopra della soglia minima pignorabile. Dal 1 gennaio 2024 questa soglia è pari a 1.068,82 euro al mese (due volte l’importo dell’assegno sociale). Per cui al di sotto di questo importo il pignoramento non è possibile. Al di sopra di tale limite, invece, può essere pignorata la quinta parte in eccedenza.

In sintesi, quindi, il pensionato moroso non potrà essere privato di somme di denaro al di sotto del doppio del valore dell’assegno sociale. Chi percepisce una pensione fino a 1.068,82 euro al mese si troverà quindi automaticamente al riparo dai creditori. Ad esempio, se un pensionato percepisce una pensione di 1.300 euro mensili, gli potrà essere pignorato un quinto della parte eccedente la soglia minima, cioè 46,4 euro al mese.

La pensione può essere pignorata anche da diversi creditori, sempre nella misura di un quinto e sempre nel rispetto del nuovo limite di legge. Il pignoramento congiunto di diversi creditori è possibile solo se appartengono a categorie diverse (ad esempio, erario, assegni alimentari, soggetti privati). Sono escluse dal pignoramento le pensioni sociali, la pensione di invalidità e l’assegno di accompagnamento.

Riassumendo…

  • La pensione o il Tfr possono essere pignorati direttamente dall’Inps in presenza di debiti superiori a 5.000 euro.
  • L’Inps verifica sempre la presenza di debiti nei confronti del fisco prima di erogare la pensione.
  • La pensione inferiore a 1.068 euro al mese non può essere pignorata.