In Italia si spende troppo per le pensioni. Questo è un dato di fatto. Errori del passato che si ripercuotono adesso sui conti dello Stato, costretto a indebitarsi per reggere un sistema pensionistico insostenibile.

Soprattutto se si continua a cercare di tamponare quella riforma che nel 2012 doveva rappresentare uno spartiacque col passato. La riforma Fornero, criticata e odiata, è forse l’unica in grado di evitare che la spesa pensionistica vada fuori controllo. In attesa che il regime contributivo puro vada a regime.

Pensioni anticipate, troppe pezze inutili e dannose

A fine anno termina l’esperimento di quota 100 e dal 2022 si tornerà alle pensioni con requisiti ordinari. Per dodici mesi, però, il governo ha proposto di introdurre quota 102, per non penalizzare troppo coloro che non hanno potuto beneficiare di quota 100 per pochi mesi, settimane o forse giorni.

Si andrà in pensione a 64 anni con 38 di contributi, due anni in più rispetto a quota 100. A beneficiarne saranno i nati alla fine degli anni 50, ma non i nati negli anni 60 per i quali si prospetta l’uscita con i requisiti Fornero a 67 anni di età

Si mette quindi un’altra pezza alle pensioni, per tenere buoni i sindacati, e le forze politiche di maggioranza. Ma il problema della sostenibilità dei conti resta. E non lo dice solo il premier Draghi, ma anche Bruxelles, l’Ocse, il Fmi. L’Italia è infatti il Paese che spende di più al mondo per le pensioni, ben il 16% del Pil.

La previdenza integrativa

L’alternativa? Si parla spesso di pensioni integrative, di secondo pilastro e terzo pilastro. In Italia, però, il sistema pensionistico come in Svizzera o negli USA fatica a prendere piede. Solo negli ultimi anni sono stati istituiti i fondi negoziali e la previdenza complementare.

Forme di assicurazione in grado di integrare la pensione pubblica del futuro che sarà sempre meno pesante.

Per i giovani si prospetta uno scenario da incubo se non si avrà alle spalle una buona carriera lavorativa completa e ininterrotta.

Invece, per i giovani (e sono tanti) alle prese con lavori discontinui, malpagati, periodi di disoccupazione lo scenario non sarà incoraggiante. Anche volendo considerare i pilastri di supporto forniti dalla previdenza complementare e dalle forme di assicurazione privata, senza soldi è impossibile costruirsi una pensione dignitosa.

Il problema – osservano gli – economisti –  non sono le pensioni integrative che mancano, ma le possibilità di accedere a contratti di lavoro stabili e a salari più alti. Lasciando da parte tutte quelle forme di precariato che hanno finora distrutto il tessuto sociale ed economico delle future generazioni.