La richiesta di un parere che ci è giunta in redazione ci fornisce l’occasione per chiarire il diritto alla maternità anticipata. Quando è richiesto il certificato di gravidanza a rischio e quando invece è obbligatoria e connaturale al tipo di lavoro considerato particolarmente usurante (ad esempio perché costringe a lavorare in piedi o in condizione ambientali non salubri o sottopone a vibrazioni o sostanze tossiche)? Ecco cosa sapere sulla maternità anticipata delle dipendenti private. A scriverci è una cameriera della quale, per privacy, non riportiamo il nome completo.

Di seguito il suo dubbio:

le scrivo per raccontare la propria storia e per avere delle informazioni. Sono al 7 mese di gravidanza e lavoro come cameriera. Purtroppo il mio datore di lavoro si è rifiutato di fare il DVR necessario per richiedere la maternità anticipata e non ha mai affrontato il discorso del lavoro a rischio a cui sono sottoposta. Sono assunta full time a tempo indeterminato e questo spesso porta a fare degli orari assurdi. La commercialista ha la documentazione sullo stato di gravidanza perché nel mese di ottobre sono stata messa a casa dalla ginecologa per problemi alla gravidanza, problemi che grazie al cielo si sono risolti. Rientrata sul lavoro, perché scaduto il tempo di interdizione anticipata, le uniche cose che ho ottenuto sono state poter fare orario spezzato (sulle 4/5 ore nell’ora di pranzo e 4/5 ore nell’ora di cena) e non continuo come prima di 16 ore dirette, di avere i permessi per visite ed analisi, di poter svolgere la maggior parte del tempo il lavoro seduta alla cassa e non in piedi (anche se sono a sedere su un banchetto scomodo, alto e senza schienale e mi devo spostare sempre per lo spazio che manca per far passare i miei colleghi che magari hanno bisogno di prendere qualcosa o di fare un caffè). Inoltre il ristorante in cui lavoro è ubicato su tre piani raggiungibili solo dalle scale ripide di una volta, con i bagni del personale e stanza adibita al riposo al piano superiore.  Però, in tutto questo, mi è sorto un dubbio: ma se dovesse mai venire un controllo della USL al ristorante e mi trovasse sul posto di lavoro in gravidanza senza alcun tipo di documento firmato dal datore di lavoro che specifichi e tuteli il mio stato,  rischio qualcosa?  Il datore di lavoro invece rischia qualcosa? Inoltre vorrei capire al meglio come dovrebbe essere il mio orario lavorativo in questo stato? 

Per quanto cerco di trovare qualche informazione, di specifico non c’è nulla. Per ciò mi domandavo se mi può  rispondere lei a queste domande. 
Cordiali saluti”
Quante donne lavoratrici in gravidanza sono nella stessa situazione? Eppure in questa condizione c’è più di un nodo da chiarire.

Lavori a rischio in gravidanza: l’obbligo di DVR

Prima di tutto da giugno 2013 il datore di lavoro è obbligato a fornire il DVR, ovvero il  documento di valutazione dei rischi, anche se ha meno di 10 dipendenti non essendo più valida l’autocertificazione. Gli Enti proposti al controllo della corretta elaborazione del DVR sono l’ASL, l’INPS, l’INAIL, ma per quello che concerne la materia che gli compete anche i Vigili del Fuoco. Le sanzioni per chi non è in regola possono andare da un minimo di 3.000 fino ad un massimo di 15.000 euro di ammenda al datore di Lavoro e pene detentive fino a otto mesi.
Inoltre, la mancata redazione del DVR, se reiterata, può comportare la sospensione dell’attività imprenditoriale.

Maternità anticipata: quando e di quanto si può spostare il congedo

Nei suddetti casi si può avere maternità anticipata fino a tre mesi e vige altresì il divieto assoluto di adibire la gestante a lavoro insalubre fino a sette mesi dopo il parto se non può essere spostata a mansione migliore e adeguata alle sue condizioni.

Per i lavori non a rischio occorre invece una valutazione ginecologica quindi il certificato di gravidanza a rischio.