Nel sistema previdenziale italiano ci sono alcune misure che permettono di andare più facilmente in pensione. Tuttavia, può capitare che un lavoratore, raggiunta una certa età, non possieda ancora i requisiti necessari per andare in pensione. In questi casi, cosa si può fare? Andare in pensione non è certamente l’unica soluzione.

Esistono altre opzioni che permettono di vivere meglio gli anni che mancano al raggiungimento della giusta età pensionabile. Vedremo ora come, già a 63 anni, sia possibile organizzare l’uscita dal lavoro, sfruttando due indennità consecutive per arrivare ai 67 anni.

Due indennità che accompagnano alla pensione?

A dire il vero, c’è un’indennità che sarà certamente disponibile anche nel 2024, mentre un’altra no, in quanto si tratta di una misura in scadenza il 31 dicembre prossimo e non si sa ancora se verrà rinnovata. Nei prossimi anni, a meno che non diventi strutturale, la situazione rimarrà incerta. La prima è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, meglio nota come Naspi, mentre l’altra è l’Anticipo Pensionistico Sociale, meglio noto come Ape Social.

Cosa fare dai 63 ai 67 anni

È possibile sfruttare queste due indennità per consentire a un lavoratore di arrivare ai 67 anni di età? La risposta è affermativa. L’obiettivo resta sempre quello di raggiungere i 67 anni, età che consente al lavoratore di completare i requisiti per la pensione di vecchiaia ordinaria.

A 67 anni, infatti, un lavoratore potrebbe avere diritto alla pensione di vecchiaia semplicemente avendo maturato almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, già a partire dai 63 anni, il lavoratore può iniziare a considerare la possibilità di sfruttare le indennità previste dall’INPS per poi richiedere la pensione vera e propria al compimento dei 67 anni.

Naspi prima della pensione? Ecco come fare

Un lavoratore che perde involontariamente il proprio posto di lavoro può usufruire fino a 24 mesi di indennità di disoccupazione tramite la Naspi, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, introdotta dal Jobs Act di Matteo Renzi durante il suo mandato come Presidente del Consiglio.

La Naspi è una misura che permette al lavoratore di ricevere un’indennità pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi anni, e in misura pari al 75% dello stipendio medio percepito, utile ai fini pensionistici, sempre negli ultimi quattro anni.

Naspi collegata alle pensioni? Ecco perché

La Naspi è anche collegata a un’altra misura assistenziale che molti considerano, erroneamente, una vera e propria pensione: l’Ape Sociale. Un lavoratore, dopo aver terminato di percepire la Naspi, può usufruire dell’Anticipo Pensionistico Sociale.

L’Ape Sociale è una misura che consente di percepire un reddito ponte fino al raggiungimento dei 67 anni di età. In questo caso, l’interessato può ricevere un trattamento non superiore a 1.500 euro al mese, a partire dai 63 anni e 5 mesi di età fino al compimento dei 67 anni.

Per poter accedere a questa misura, sono necessari almeno 30 anni di contributi se l’interessato è un disoccupato. Quindi, dopo i due anni di Naspi, chi perde il lavoro a 63 anni, a 65 potrebbe richiedere l’Ape Sociale, arrivando così a 67 anni con i requisiti giusti dal punto di vista anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia.

Dalla Naspi all’Ape sociale: pensione e indennità vanno a braccetto

Come accennato, non ci sono ulteriori dettagli da aggiungere sulla Naspi, poiché la misura è attiva e continuerà ad esserlo anche nel 2025, rappresentando il principale ammortizzatore sociale disponibile per chi perde il lavoro. Per quanto riguarda l’Ape Sociale, sarà necessario attendere gli sviluppi legislativi del governo.

L’Ape Sociale, attiva dal 2017, scadrà il 31 dicembre 2024. Questa misura è stata prorogata di anno in anno, mantenendo il suo carattere sperimentale.

Ape sociale strutturale? Da quando?

Ogni anno, i governi che si sono succeduti hanno provveduto a rinnovare questa misura.

Tuttavia, non è certo che l’Ape Sociale verrà confermata anche nel 2025, e si dovrà attendere la legge di Bilancio per saperne di più. C’è, però, chi propone di rendere l’Ape Sociale una misura strutturale del sistema previdenziale.

Se ciò dovesse accadere, la misura sarebbe disponibile anche negli anni futuri, permettendo agli interessati di pianificare con maggiore precisione il proprio futuro. Sfruttando, come detto, due indennità consecutive, si potrà arrivare alla soglia dei 67 anni per ottenere la pensione vera e propria.