Una delle misure più discusse e discutibili presenti oggi nel sistema previdenziale italiano è senza dubbio la quota 103. Con questa i lavoratori possono andare in pensione a partire dai 62 anni di età con 41 anni di contributi versati. Quota 103 però è ricca di penalizzazioni di assegno che la rendono, rispetto alle misure a quota precedenti, meno appetibile. Proprio alla luce di tutto questo e dal momento che servono 41 anni di contributi versati, il sistema pensionistico italiano prevede alcune uscite di favore che possono essere una valida alternativa proprio alla quota 103.

E come alternativa intendiamo una prestazione che permette lo stesso di andare in pensione, ma senza i tagli previsti dalla misura per i quotisti.

“Buongiorno, sono un lavoratore con 41 anni di contributi già completati ed ho appena compiuto 62 anni di età. Secondo i miei conteggi, andando in pensione, come effettivamente mi è possibile, con la quota 103, perdo tanto di assegno. Secondo i miei calcoli oltre il 30%. Però volevo capire come posso fare per rientrare nella quota 41 per i precoci dal momento che potrei anche optare per questa misura avendo iniziato a lavorare a 17 anni di età. Solo che non riesco a capire quali sono le categorie effettivamente a cui la misura si applica. Volevo un quadro generale della quota 41 per capire se rientro o meno. Tutto questo per evitare di lasciare il lavoro subendo i pesanti tagli che voi mi insegnate, la quota 103 applica.”

Non perdere niente sulla pensione se fai questa scelta recuperi tanto

Il sistema previdenziale italiano è un sistema che ha numerose strade di pensionamento anticipato. Ma è anche vero che la maggior parte delle misure prevedono delle penalizzazioni di assegno. Ecco perché la ricerca dei lavoratori va proprio nella direzione di trovare una soluzione che nonostante permetta di andare in pensione in anticipo, eviti i pesanti tagli di assegno previsti. La quota 103 per esempio, è la tipica misura che prevede delle pesanti penalizzazioni di assegno.

Ma, come dicevamo, avendo sia la quota 41 che la quota 103 la stessa carriera contributiva necessaria, è evidente che ci siano tanti lavoratori che, come il nostro lettore, pensano alla soluzione migliore per poter accedere alla prestazione.

Come diventare un lavoratore precoce

Per la quota 103 servono 62 anni di età ma soprattutto 41 anni di contributi versati. La quota 41 per i precoci non ha nessun limite di età ma ha solo i 41 anni di contributi versati come requisito. Anche se di questi 41 anni, 12 mesi devono essere versati, anche discontinuamente, prima dei 19 anni di età. Questo è il vincolo che serve per ottenere lo status di lavoratore precoce, necessario per rientrare nella misura.

Ecco i requisiti per la pensione con quota 41 per i lavoratori precoci

Per poter andare in pensione con la quota 41 però non basta essere un lavoratore con 41 anni di contributi versati nonché precoce. Infatti bisogna rientrare in quattro differenti categorie. In pratica la quota 41 per i precoci può essere appannaggio di invalidi, caregiver, disoccupati o addetti alle mansioni gravose. In ogni caso, grazie ad una di queste quattro condizioni, un lavoratore che ha maturato i requisiti per la quota 103 può scegliere anche la quota 41 come precoce. Ed oggettivamente, come vedremo adesso, migliorando la propria pensione.

Pensione quota 103, ecco perché è penalizzante

La quota 103 infatti è una misura che prevede il ricalcolo interamente contributivo della prestazione. Significa che gli interessati a questa misura per uscire a partire dai 62 anni di età devono accettare il calcolo contributivo della stessa. Questo, per chi ha maturato già 18 o più anni di contributi al 31 dicembre 1995, significa perdere il calcolo favorevole retributivo previsto fino al 31 dicembre 2011. Un autentico salasso se consideriamo che il calcolo contributivo della prestazione già per le lavoratrici che escono con opzione donna a volte supera il 35%.

Ancora peggio quindi per chi ha già 41 anni di contributi e probabilmente ha molti anni di versamenti in epoca retributiva.
Oltretutto la pensione con quota 103 non può superare quattro volte il trattamento minimo. Ed anche questo è un fattore da considerare. Perché significa che chi come calcolo della prestazione ha diritto ad un assegno più alto di questo limite, deve accettare di prendere una pensione nettamente ridotta fino ai 67 anni di età. Perché una volta compiuti i 67 anni, la stessa prestazione viene calcolata con l’inserimento della parte residua della pensione precedentemente non concessa. Il calcolo contributivo invece dura per sempre.

L’alternativa alla quota 103 è la quota 41, e c’è chi può godere di un trattamento migliore

Sei stato riconosciuto invalido in misura pari ad almeno il 74%? Se hai anche 62 anni di età ed hai maturato 41 anni di contributi versati, anziché scegliere la quota 103 meglio passare alla quota 41 come precoci. Lo stesso vale per chi ha un parente disabile grave bisognoso della sua assistenza. Parliamo di parenti stretti disabili gravi e soprattutto conviventi con il richiedente la pensione. Una convivenza che deve essere iniziata da almeno sei mesi prima di presentare la domanda di pensione. Quota 41 ok anche per chi negli ultimi dieci anni ha svolto per almeno 7 anni una delle attività che rientrano nelle 15 considerate gravose. Va bene anche se questa attività è stata svolta per almeno 6 degli ultimi 7 anni. Infine, disco verde alla quota 41 al posto della quota 103, per i disoccupati che da tre mesi hanno percepito l’ultima rata di Naspi spettante. Con la quota 41, chi ha la fortuna di rientrare, non ci sono tutte le limitazioni che abbiamo detto, fanno parte integrante della quota 103. Quindi, a parità di contributi e pure di età, la quota 41 è migliore come liquidazione della pensione. E tra le altre cose, la quota 41 non ha divieti di cumulo tra redditi di pensione e redditi di lavoro. La quota 103 invece prevede il divieto di cumulare i redditi delle pensione con i redditi sia da lavoro autonomo che da lavoro dipendente.

Ammesso solo il lavoro autonomo con caratteristiche di occasionalità, fino a 5.000 euro di reddito annuale.