Cancellare la riforma Fornero è qualcosa di praticamente impossibile per il sistema previdenziale italiano anche se si continua a parlare di riforma e di superamento di questa legge. Una cosa che deve essere chiara è che si tratta di una legge nata per tutelare le casse pubbliche in una fase di grave crisi economica come quella degli anni che andavano dal 2010 al 2012 e videro il governo Berlusconi sostituito da un governo tecnico guidato da Mario Monti. E fu proprio il ministro del lavoro di quel governo cioè Elsa Fornero, a varare quella riforma delle pensioni che fu ribattezzata subito lacrime e sangue.

Perché era particolarmente stringente sia per chi ancora andare in pensione sia per chi già percepiva un assegno. Dal primo punto di vista furono subito inaspriti i requisiti di accesso alle prestazioni. Dal secondo abbiamo assistito a tagli pesanti. Ma è tutta colpa della Fornero? Se vi avessero detto qualche anno fa che l’avremmo perfino rimpianta non ci avreste creduto probabilmente. Eppure eccoci qui.

Andare in pensione prima, ecco ciò che vogliono tutti i lavoratori

Quale riforma per garantire pensioni anticipate? Ecco una particolare analisi che potrebbe rispondere a quanti, lamentandosi di ciò è accaduto al sistema dopo la Fornero, sognano un ritorno indietro nel tempo.

“Salve, sono una maestra di scuola elementare che ha compiuto 60 anni di età e che si accinge a completare i 35 anni di contributi. Volevo chiedervi se ci sono possibilità di andare in pensione, ma credo di conoscere già la risposta. Sono giovane di età ed ho pochi contributi. Siamo insegnanti di famiglia e di generazione in generazione. Comincio a provare invidia per ciò che è stato possibile fare a mia madre, che andò in pensione se non erro a 56 anni e ciò che ha fatto una mia zia, che è andata in pensione a 60 anni con la quota 96 nel 2010.

Quanto vorrei tornare alle vecchie pensioni di anzianità!”

“Buonasera, volevo solo una semplice risposta da parte vostra. Visto che ho 38 anni di contributi, volevo capire a che punto siamo con la quota 41 per tutti. Perché se è vero che si farà entro fine legislatura, a me farebbe molto piacere per ovvie ragioni che si possono benissimo comprendere. Posso nutrire buone speranze?”

Il ritorno alle pensioni del passato, ecco come superare la riforma Fornero

Due misure, diverse e difficili da varare. Parliamo di quota 96 e di quota 41 per tutti. Molte le promesse su entrambe, pochi i fatti. Infatti sono due misure altamente costose per le casse dello Stato. ma sono misure che richiamano al passato e fanno tornare in mente i periodi ante-Fornero. Per gli esperti, sono le due misure che davvero consentirebbero di mettere il punto sulla riforma Fornero, che verrebbe superata se venissero varate entrambe. Infatti sembrerebbe una specie di “deja-vu”, perché prima dell’avvento della riforma del governo Monti/Fornero, due misure simili esistevano già. Una si chiamava proprio quota 96, e molti pensionati di oggi sono usciti proprio grazie a quella misura.

Quota 96 nella disciplina ante-Fornero, ecco come funzionava

La quota 96, nella disciplina previdenziale fino al 2011, permetteva il pensionamento con almeno 35 anni di contributi versati, almeno 60 anni di età e contestuale completamento della quota. La quota 96 si centrava se la somma tra età anagrafica ed anzianità contributiva dava 96, ma partendo dalla linea base dei 60 anni come anagrafica e 35 anni come età contributiva. Combinazioni possibili 60 anni di età e 36 di contributi, oppure 61 anni di età e 35 di contributi. Oltre naturalmente a tutte le altre combinazioni con utili anche le frazioni di anno come 60 anni e 6 mesi di età e 35 anni e 6 mesi di contributi piuttosto che 60 anni e due mesi di età e 35 anni e 10 mesi di contributi.

La nuova quota 96, ecco le novità per il futuro

Come si potrebbe andare in pensione con la quota 96 in futuro? Se venisse varata la misura, due sono le vie. Una sarebbe quella dell’emulazione, cioè di copiare pari pari la misura di prima, permettendo di accedere alla quiescenza così come si faceva prima del 2012. L’altra via è di inasprire l’età, anche se ci sono alcuni che in questo caso sostengono che sia difficile poi parlare di quota 96. Infatti portando l’età di uscita dai 60 anni del passato ai 61 di cui si parla, si potrebbe arrivare ad una specie di compromesso, ma ad una sola combinazione ammessa che è quella 61+35. Perché verrebbe meno la possibilità di pensionarsi anche con 36 anni di contributi, a chi ha compiuto i 60 anni di età, nonostante evidentemente, la quota 96 centrata.

La quota 41 per tutti come la vecchia pensione di anzianità

E poi resta sempre viva la speranza di vedere finalmente nascere la quota 41 per tutti con taglio. La misura infatti resta in agenda, con tutte le sue difficoltà, ma ci resta. Fino al 2011 hanno potuto centrare il pensionamento quanti maturavano semplicemente 40 anni di contributi previdenziali versati. Erano le vecchie pensioni di anzianità, che annoveravano dentro pure la quota 96 citata prima. Un ritorno al passato completo si avrebbe proprio introducendo a fianco alla nuova quota 96, anche se meno libera di prima, la nuova quota 41 per tutti. Che non sarà la pensione di anzianità già citata, ma che si avvicina molto. Via i vincoli legati ai precoci e alla loro quota 41 attualmente in vigore. Niente più pensione con 41 anni di contributi solo a chi ha un anno di contributi prima del compimento dei 19 anni di età. E niente più pensione con 41 anni di contributi per chi è alternativamente, un caregivers, un invalido, un disoccupato o un addetto ai lavori gravosi. Quota 41 per tutti si aprirebbe alla generalità dei lavoratori, senza limiti di età così come era una volta la pensione di anzianità ordinaria.