Finisce la sperimentazione di Opzione donna. Tutto ormai è deciso nella legge di Bilancio dall’attuale governo della Premier Giorgia Meloni. Opzione donna fu introdotta nel 2004. Da quel giorno, accettando di farsi calcolare la pensione tutta con il metodo contributivo, fu data la possibilità alle lavoratrici di andare in pensione a partire dai 58 anni di età con 35 anni di versamenti per le dipendenti, e con 59 anni e sempre con 35 anni di contributi per le autonome.

Come dicevamo, la misura nacque sperimentale e così è rimasta, dal momento che ogni anno e a ogni manovra finanziaria dei governi, è stata prorogata.

Adesso la misura chiude i battenti. Ma non per tutte le lavoratrici. Perché ci saranno quelle che anche nel 2024 potranno andare ancora in pensione con Opzione donna. E anche con la versione originale.

“Buonasera, sono Maddalena, insegnante di scuola di 61 anni che si avvicina ai 40 anni di contributi. L’amore per il mio lavoro mi ha sempre tenuta in cattedra, anche se da anni potevo lasciare il lavoro con Opzione donna. Come voi ben sapete, le regole nella scuola sono diverse e se volevo andare in pensione dovevo presentare domanda di cessazione dal servizio e non cominciare l’anno scolastico. Adesso ho paura di aver perso il treno della pensione. Se è vero che Opzione donna non c’è più l’anno prossimo, devo attendere i 63 anni della nuova misura per le donna. Voi cosa ne dite? Avete dei suggerimenti in base alla mia situazione?”

Opzione donna addio, ma c’è chi andrà in pensione con le vecchie regole, come molte nate nel 1963

Fu il governo Berlusconi BIS nel 2004 a varare Opzione donna. E se ancora oggi se ne parla significa che la misura, pur se penalizzante sugli importi dei trattamenti, ha avuto sempre notevole appeal. Nel 2023 la misura è stata oggetto di un autentico restyling. Una rimodulazione della misura che ne ha drasticamente ridotto la platea.

Infatti da tutte le lavoratrici dipendenti e tutte le autonome, si è passati a una platea circoscritta a 4 sole categorie. Nel 2023 solo le invalide, le lavoratrici con invalidi da assistere, le disoccupate o le donne assunte in aziende che, per interesse nazionale avevano tavoli di risoluzione delle crisi al Ministero del Lavoro, hanno potuto sfruttare la misura. Solo le ultime due categorie però avevano nei 58 anni l’età minima di uscita. Perché le invalide e le caregiver partivano dai 60 anni. Solo con due figli avuti (o più), per queste lavoratrici l’età scendeva a 58 anni. Con un solo figlio avuto invece l’età scendeva a 59 anni. Sia i contributi versati, che sono stati sempre 35, che l’età minima, è stata sempre da raggiungere entro il 31 dicembre dell’anno precedente quello del pensionamento. E sempre con finestra di 12 mesi.

Ecco chi potrà andare in pensione nel 2024 con opzione donna pure se la misura cessa

Nessuna donna che raggiunge i requisiti per opzione donna entro la fine del 2023, potrà più sfruttare la misura. Il fatto che i requisiti vanno centrati entro il 31 dicembre dell’anno precedente chiude tutte le porte. Ma chi appartiene ad una di quelle 4 categorie prima citate e ha completato età e contributi utili (quindi 58+35, 59+35 o 60+35) entro la fine del 2022, può andare in pensione con opzione donna pure nel 2024. In barba alle nuove misure che per le donne vedono 35 anni di contributi utili solo a condizione di arrivare a 63 anni di età. Infatti Opzione donna cristallizza il diritto alla pensione. Chi lo ha maturato mentre la misura era attiva, non perde il diritto solo perché il governo ha deciso di dire basta.

La nostra lettrice quindi è nel pieno diritto di poter andare in pensione l’anno prossimo se vuole. A settembre naturalmente, visto come funziona il meccanismo dei pensionamenti nel comparto scuola.

Per le nate fino al 1963, il vantaggio della pensione anticipata può essere congelato

Ma c’è di più, perché per via del principio della cristallizzazione del diritto a Opzione donna, ci saranno lavoratrici di tutti i tipi, quindi dipendenti a prescindere dal settore lavorativo, o autonome, che potranno sfruttare le vecchie regole. E si tratta di alcune lavoratrici nate entro il 1963.

Perché proprio il 1963? Perché è l’ultimo anno che consente a una lavoratrice di trovarsi con 58 anni compiuti entro il 31 dicembre 2021. Infatti chi entro la fine del 2021 aveva completato 58 anni di età (o 59 per le autonome) e anche 35 anni di contributi, può godere di Opzione donna nella versione precedente l’inasprimento del 2023. E la nostra maestra che ci ha scritto, sembra rientrare perfettamente nella prima versione di Opzione donna. Essendo nata nel 1962 e avendo oggi circa 40 anni di contributi, lei si trova al 31 dicembre 2021 ad avere sia i 58 anni di età che i 35 anni di contributi, cioè i requisiti utili a Opzione donna.