Opzione Donna resta al centro dell’attenzione del Governo per una possibile riforma nel 2024. Dopo il pasticcio fatto lo scorso anno con l’introduzione della discriminante sull’età per le lavoratrici con e senza figli, ora si pensa a fare un passo indietro. Col rischio di sbagliare ancora andando a toccare il requisito anagrafico.

A oggi Opzione Donna resta una forma di pensionamento anticipato riservato a caregiver, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Per accedervi bisogna aver raggiunto i 60 anni di età (con sconto fino a due anni in presenza di figli) e aver maturato almeno 35 anni di contribuzione piena.

Restrizioni che nel complesso hanno fatto crollare vertiginosamente le domande di pensione quest’anno.

Opzione Donna o pensione con Quota 84

Secondo indiscrezioni di stampa, Opzione Donna potrebbe cambiare nuovamente aspetto nel 2024. Il requisito soggettivo e la differenza anagrafica potrebbero essere superati estendendo la pensione anticipata contributiva a 64 anni alle lavoratrici che accettando il ricalcolo contributivo della rendita.

Ricordiamo che questa forma di pensionamento è prevista dal nostro ordinamento per tutti al compimento dei 64 anni con almeno 20 di contributi (Quota 84). Tale possibilità è riservata solo a coloro che ricadono nel sistema di calcolo contributivo e possono vantare una pensione a calcolo pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

Attualmente sono pochissimi i lavoratori che ne possono trarre beneficio. Vuoi perché non hanno i requisiti contributivi sufficienti, vuoi perché non raggiungono la soglia minima di rendita. Così si sta pensando di riservare questa possibilità alle lavoratrici in cambio della soppressione di opzione Donna.

In pensione a 64 anni

L’età si allungherebbe di 4 anni rispetto a quanto previsto al momento per Opzione Donna, ma i contributi necessari scenderebbero a 20, contro i 35 richiesti oggi. Il vantaggio per lo Stato sarebbe notevole perché inizierebbe a pagare la pensione più tardi, mentre per le lavoratrici basteranno 15 anni in meno di contribuzione per uscire dal lavoro.

Già, ma con pochi anni di contributi è difficile raggiungere una pensione minima pari a 2,8 volte l’assegno sociale (oggi 1.410 euro al mese). Ragion per cui si sta pensando di abbassare questa soglia o eliminarla del tutto solo per le lavoratrici che accetteranno il ricalcolo contributivo della pensione. Come avviene, del resto già oggi, per Opzione Donna.

Quota 84, inoltre, permetterebbe alle aventi diritto di ottenere la pensione subito e non dopo 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti. Ricordiamo, infatti, che con Opzione Donna il primo assegno è erogato dopo un anno.

Opzione Donna e Ape Sociale

In alternativa vi è allo studio anche la possibilità di includere Opzione Donna in Ape Sociale. Cioè concedere la pensione anticipata alle stesse condizioni soggettive previste oggi per entrambe le opzione, ma a 61-62 anni di età, anziché a 60. Il vantaggio per le lavoratrici, sarebbe di poter far valere una minore contribuzione (bastano 30 anni di versamenti).

In questo caso, poi, il calcolo della pensione avverrebbe con il sistema retributivo e contributivo (misto) e la liquidazione dell’assegno il mese successivo alla maturazione dei requisiti. Non ci sarebbero limiti minimi di pensione, ma un massimo da non superare (1.500 euro al mese) fino all’età della pensione di vecchiaia.

Riassumendo…

  • Opzione Donna potrebbe diventare Quota 84 con la riforma pensioni.
  • Le lavoratrici potrebbero andare in pensione a 64 anni con soli 20 di contributi.
  • L’assegno è calcolato solo col sistema contributivo, come avviene per Opzione Donna.
  • In alternativa la pensione anticipata per le donne potrebbe essere assorbita da Ape Sociale.