Chi va in pensione da pubblico dipendente prende di più rispetto a chi esce dal settore privato. E’ un dato di fatto indiscutibile, rappresentato dagli importi medi delle rendite di chi ha ricoperto per anni ruoli nella pubblica amministrazioni rispetto a chi, invece, ha prestato la propria attività come dipendenti di aziende o come lavoratore autonomo.

Ma è solo una questione di numeri. Giacché i requisiti per andare in pensione sono uguali per tutti. Come lo sono i sistemi di calcolo della pensione che l’Inps liquida sulla base dei contributi versati e rivalutati nel tempo.

Ciò non significa che chi lavora nel privato sia penalizzato o viceversa. Ma semplicemente che i soldi accumulati per la pensione sono maggiori da una parte rispetto all’altra.

La pensione dei dipendenti pubblici è più alta?

Fondamentalmente chi lavora per la pubblica amministrazione ha il vantaggio del posto fisso. Chi, invece, presta la propria attività come dipendente presso il settore privato è soggetto a rischi d’impresa. Le crisi aziendali si riflettono spesso sulla posizione contributiva del lavoratore, costretto a subire tagli o sospensione di pagamenti. Si pensi anche solo ai periodi di cassa integrazione o alla Naspi.

Lo stesso dicasi per il lavoro autonomo. La copertura previdenziale in molti casi è affidata ai versamenti volontari quando si va incontro a periodi di crisi o alla previdenza complementare. Se un libero professionista non ha lavoro è costretto a chiudere baracca o a riqualificarsi in altri settori. Con conseguenze negative sulla propria posizione previdenziale.

Queste cose non succedono nel pubblico impiego, dove il rischio di perdere il posto di lavoro non c’è. Per cui la carriere risulta lineare, continua e progressiva. Anche i versamenti contributivi sono impeccabili e commisurati al livello di retribuzione. Per cui ne deriva che il montante contributivo, al momento della pensione, è più alto.

A caccia del posto fisso nella P.A.

Così, nonostante in certi settori privati si guadagni anche di più, come nel settore credito, i lavoratori sono sempre alla ricerca del lavoro nel pubblico impiego.

Non c’è quindi da sorprendersi quando si legge sui giornali che per un posto da impiegato in Comune si presentano in cento. E non tutti sono alla ricerca di primo impiego. Anzi, molti vogliono cambiare lavoro.

Sicurezza del posto, garanzie e tutele previdenziali sono alla base del lavoro. A prescindere dal livello di retribuzione che, in certi settori privati, è anche più alto di quanto si percepisce a parità di mansioni nel pubblico. Meglio ancora se si riesce a vincere un concorso nelle forze armate o nei vigili del fuoco.

Avvantaggiati militari e forze dell’ordine per la pensione

Benchè lo stipendio di un carabiniere o di un poliziotto appena immesso in ruolo non sia particolarmente entusiasmante, entrare a far parte delle forze armate è sicuramente vantaggioso dal punto di vista pensionistico. I militari, vanno, infatti, in pensione al raggiungimento dell’età ordinamentale, a 60 anni per la maggior parte di essi.

La pensione di vecchiaia, però, grazie al fondo di perequazione riservato alla categoria, è maggiorata e quindi equiparata a quella delle generalità dei lavoratori. Vi sono poi le maggiorazioni contributive a loro riservate e tutta una serie di vantaggi e privilegi che nel settore privato non esistono.

In definitiva, le pensioni pubbliche sono più alte di quelle private il posto di lavoro è garantito. A parità di carriera, sia nel pubblico che nel privato, il livello della rendita è lo stesso. Anzi, il privato può beneficare di finestre d’uscita più brevi e della liquidazione immediata del Tfr. Cosa che per lo statale non avviene.

Riassumendo…

  • Le pensioni pubbliche sono più alte di quelle private perché il posto di lavoro è sicuro.
  • Il dipendente privato è sempre soggetto al rischio di perdita del lavoro.
  • Il lavoratore autonomo è meno garantito è la contribuzione è spesso a rischio.
  • Le pensioni di militari e forze dell’ordine sono privilegiate.