Per andare in pensione con due o anche tre anni di anticipo, molti lavoratori stanno attendendo buone nuove dal governo. Come logica vuole, servono nuove misure al posto delle attuali, soprattutto perché quelle di oggi sono ancora troppo legate ai requisiti Fornero. La riforma delle pensioni nel vero senso della parola difficilmente vedrà la luce nel 2025.

Tuttavia, qualcosa potrebbe sopraggiungere, con nuove misure che potrebbero consentire ad alcuni lavoratori di accedere prima al pensionamento nel 2025. Pare che il governo abbia calcolato che grazie a una misura da tempo discussa, circa 100.000 lavoratori potranno andare in pensione.

Pensione 2 o 3 anni prima per 100.000 lavoratori: ecco chi sono i fortunati del 2025

La promessa della Lega di Matteo Salvini di varare la Quota 41 per tutti non si è ancora materializzata. Faceva parte del programma leghista durante la campagna elettorale che ha portato al governo il Centrodestra. La prossima sarà la seconda manovra di bilancio del governo Meloni e, man mano che sono passati i mesi di lavoro di questo esecutivo, le voci sulla Quota 41 per tutti sono state spesso contrastanti.

Dal varo entro la fine della legislatura, al nulla di fatto per ragioni di spesa pubblica, le opinioni sono state molteplici. Inoltre, sono emerse voci che indicavano come la misura potesse essere varata con calcolo contributivo, penalizzando i lavoratori. A prescindere da indiscrezioni e dichiarazioni degli esponenti politici, pare che il governo abbia avviato uno studio approfondito sulla misura.

Prima di varare una misura del genere, è necessario verificarne la fattibilità, partendo dall’impatto sulla spesa pubblica. E come si fa questa verifica? Naturalmente partendo dalla platea dei potenziali beneficiari della misura.

La platea dei potenziali beneficiari della Quota 41 per tutti

Dovrebbero essere circa 30.000 dipendenti pubblici e circa 70.000 lavoratori del settore privato i potenziali beneficiari della tanto attesa Quota 41 per tutti. La misura che la Lega ha individuato per superare la legge Fornero dovrebbe riguardare 100.000 lavoratori.

Parliamo di numeri potenziali, utili all’esecutivo per capire l’impatto sulla spesa previdenziale pubblica.

L’ostacolo principale sono proprio le casse dello Stato. Qualsiasi nuova misura deve avere un impatto non eccessivo sulla spesa pubblica. Anche perché gli scenari futuri indicano che saranno sempre meno i lavoratori e sempre di più i pensionati. Il nostro sistema si regge su questo rapporto tra le due categorie: i lavoratori che versano i contributi finanziano le pensioni, garantendo all’INPS le coperture.

Se il numero dei pensionati sale e quello dei lavoratori diminuisce, il sistema rischia di collassare, e l’INPS potrebbe non avere sufficienti risorse per pagare le pensioni.

Quanto costa la pensione anticipata con la Quota 41 per tutti?

Alla luce di questa analisi, secondo le stime, una Quota 41 per tutti senza penalizzazioni costerebbe circa 4 miliardi per il solo anno di avvio della misura, e le cifre sarebbero più che raddoppiate negli anni successivi. Troppo salata come misura neutra e con calcolo ordinario.

La versione originaria, che sembra la più complicata da varare, prevedeva un calcolo misto della prestazione, combinando retributivo e contributivo come per le pensioni ordinarie. La soluzione più praticabile sembra essere quella del calcolo contributivo, con tagli variabili sulle pensioni dei 100.000 potenziali beneficiari, rendendo la spesa più sostenibile.

Si parla di tagli alle pensioni tra il 20% e il 35%, in base alla carriera dei lavoratori. I più penalizzati da un ricalcolo contributivo sarebbero coloro che hanno più di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995. Per loro il calcolo misto è nettamente più vantaggioso, prevedendo il calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, anziché al 31 dicembre 1995.

I vantaggi per i lavoratori

Andare in pensione 2 o 3 anni prima per 100.000 lavoratori potrebbe diventare realtà, anche se non come si immaginava inizialmente, quando si parlava di una Quota 41 per tutti senza penalizzazioni.

Probabilmente, se la misura verrà varata, ai lavoratori interessati verrà offerta una scelta: restare a lavorare o andare in pensione subito, accettando una riduzione dell’importo.

Oppure aspettare, continuando a lavorare fino al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne, garantendosi più anni di contributi e un coefficiente di trasformazione della pensione migliore, nonché un calcolo misto della prestazione, evitando il calcolo contributivo che penalizza ulteriormente.