Qualcuno evidenzia il fatto che la pensione anticipata quota 103 sia stata un autentico fallimento almeno dal punto di vista del numero di uscite dei lavoratori in pensione nel 2024.

In pratica, prosegue quel trend negativo che la misura ha avuto anche l’anno scorso, cioè nel suo primo anno di funzionamento. La situazione, per certi versi, è peggiorata, anche perché dal 2023 al 2024 la quota 103 è stata modificata in maniera netta dal governo, che di fatto ha inasprito ancora di più le condizioni dei lavoratori da questo punto di vista.

Una analisi di ciò che oggi possono fare i lavoratori con le cosiddette misure per quotisti è necessaria. Ecco perché bisogna analizzare bene come queste misure sono cambiate negli anni, soprattutto alla luce del fatto che c’è ancora chi può sfruttare delle misure che oggi non sono più in vigore, ma il cui diritto è stato già maturato.

Pensione 2024 con le quote, ecco come funzionano le anticipate dai 64 ai 66 anni

La quota 103 è la misura per quotisti valida quest’anno che scadrà il prossimo 31 dicembre 2024. La misura ha preso il posto della quota 102 valida per il 2022, che a sua volta aveva preso il posto della quota 100, valida per il triennio 2019-2021. In ogni caso, la quota 103 nel 2024 è stata confermata dal governo, ma è stata inasprita dal punto di vista dei requisiti.

Come è stata modificata in 12 mesi la quota 103 e la pensione anticipata a 62 anni

La quota 103 prevedeva che gli interessati dovessero aver raggiunto almeno 62 anni di età ed almeno 41 anni di contributi versati. La prestazione per il 2023 prevedeva un limite massimo di pensione fruibile non superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS, pari a 2.818,70 euro, frutto di un trattamento minimo INPS del 2023 pari a 563,74 euro.

Il calcolo della pensione con quota 103 nel 2023 era misto: retributivo fino al 1996 o al 2012 in base ai contributi versati prima del 1996 (meno di 18 anni o sopra i 18 anni).

Inoltre, la misura prevedeva il vincolo del divieto di arrotondare ciò che si percepiva di pensione con un altro reddito da lavoro, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito per anno solare.

Ecco le modifiche che hanno ridotto il numero dei pensionati in anticipo

Misura confermata nel 2024, ma non senza alcune variazioni. I requisiti anagrafici e contributivi sono rimasti inalterati: anche nel 2024, 62 anni di età come soglia anagrafica minima e 41 anni di età contributiva. Divieto di cumulo dei redditi da pensione con quelli da lavoro confermato anch’esso. Per il resto, però, tutto è cambiato, ed in peggio.

Questo giustifica il peggioramento della misura, il suo minore appeal tra i lavoratori e il fatto che sempre meno lavoratori hanno scelto la via della pensione con questa misura, che poi è quello che il governo auspicava, in modo tale da risparmiare sulla spesa pubblica per questa misura.

Modifiche nel segno del low cost

La prima modifica è stata l’abbattimento della soglia massima di pensione anticipata fruibile, portata a 4 volte il trattamento minimo. Per fortuna, nel 2024 il trattamento minimo INPS è aumentato, attenuando in parte l’inasprimento. Infatti, nel 2024 il trattamento minimo INPS è pari a 598,61 euro. Questo significa che la pensione massima che un lavoratore può ricevere uscendo con la quota 103 nel 2024 è pari a 2.394,44 euro. Ben più bassa dei 2.818,70 euro ricevuti da coloro che sono usciti nel 2023.

Tuttavia, ciò che ha davvero peggiorato la misura è il calcolo contributivo. Nel 2024, la misura è diventata contributiva a 360 gradi, significa che l’intera pensione è calcolata con il metodo contributivo. E è più penalizzante, anche per chi avrebbe avuto diritto a un calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011. Perché poteva vantare 18 o più anni di contributi al 31 dicembre 1995.

Come evitare le penalizzazioni e perché c’è chi è stato fortunato

Il ragionamento fatto precedentemente riguarda soltanto i soggetti che vanno in pensione nel 2024.

Perché maturano entrambi i requisiti necessari nel 2024 (o uno di essi se hanno maturato l’altro nel 2023).

Chi ha completato sia i 41 anni di contributi che i 62 anni di età nel 2023, anche uscendo oggi, può chiedere la pensione di quota 103. Con calcolo retributivo e con un importo massimo più elevato. Tutto questo in virtù del meccanismo della cristallizzazione del diritto alla pensione, se i suoi requisiti non si sono maturati in tempo. Ovvero prima che la stessa scadesse.

Un meccanismo pari a quello che si può usare anche per la quota 100 e la quota 102. Chi ha completato, per esempio, 62 anni di età e 38 anni di contributi alla fine del 2021, può chiederne l’applicazione anche oggi. Poiché all’epoca la quota 100 era ancora in vigore. Stessa cosa per la quota 102 e per chi, entro la fine del 2022, aveva già maturato 38 anni di contributi e 62 anni di età.

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