Andare in pensione a 63 o 64 anni sarà possibile anche il prossimo anno in assenza di riforme. Il nostro ordinamento prevede infatti uscite anticipate in base all’età anagrafica, a patto che siano rispettate alcune condizioni.

Posto che Quota 102, che prevede appunto l’uscita a 64 anni di età con almeno 38 di contributi, si esaurirà a fine anno, resta comunque la possibilità di accedere alla pensione anticipata 3 anni prima della vecchiaia. Per uscire a 63 anni, invece, bisognerà rientrare nelle condizioni previste per Ape Sociale.

In pensione a 64 anni, come fare

La legge consente infatti di andare in pensione a 64 anni di età con almeno 20 di contributi a chi ricade totalmente nel sistema di calcolo contributivo. E questa opzione non è in scadenza come per Quota 102.

Per avere diritto a questo tipo di pensione, però, bisogna aver maturato una rendita pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (1.310 euro al mese). Quindi il 90% dei lavoratori rischia di rimanere escluso.

Una ipotesi allo studio da tempo sarebbe quella di abbassare tale soglia per consentire a più lavoratori di accedere alla pensione anticipata a 64 anni col ricalcolo contributivo. Quindi col sistema già adottato per Opzione Donna.

In ogni caso, l’importo della pensione sarebbe molto basso rispetto a Quota 102, ad esempio, perché il calcolo è fatto solo col sistema contributivo. Più penalizzante rispetto a quello retributivo e misto.

Uscita a 63 anni, chi vi rientra

Un’altra strada che molto probabilmente sarà percorribile anche il prossimo anno è Ape Sociale. L’anticipo pensionistico a 63 anni di età è, però, riservato solo ad alcune categorie di lavoratori. Vi rientrano coloro che

  • hanno almeno 30 anni di contributi e sono in stato di disoccupazione
  • possiedono 30 anni di contributi e al momento della richiesta di Ape sociale assistono da almeno sei mesi il coniuge, la persona con cui è contratta l’unione civile o un parente di primo grado convivente(genitori o figli) con handicap in situazione di gravità;
  • hanno almeno 30 anni di contributi e sono riconosciuti invalidi dalle commissioni di invalidità civile con almeno il 74%;
  • possiedono almeno 36 anni di contributi e svolgono alla data della domanda di Ape sociale da almeno sei anni in via continuativa una o più delle attività gravose previste dalla legge.

L’assegno equivale a un anticipo della pensione, ma solo per 12 mensilità.

Fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia. L’importo è variabile e dipende dall’estratto contributivo del beneficiario. Tuttavia esiste un importo massimo oltre al quale non si può andare. Questa cifra è pari a 1.500 euro mensili anche in presenza di una pensione che sarà maggiore al momento della liquidazione.