Pensione a 70 anni, l’ultima proposta che rallenta l’uscita

Si fa strada la proposta della pensione a 70 anni per alcune categorie di lavoratori che potrebbe rivoluzionare il sistema previdenziale
2 settimane fa
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Il tema della possibilità di lavorare fino a 70 anni nel settore pubblico rappresenta una delle ultime novità in discussione nel panorama previdenziale italiano. L’attuale normativa prevede il pensionamento obbligatorio a 65 o 67 anni per i dipendenti statali, in base ai contributi versati, ma una nuova proposta potrebbe modificare radicalmente questo scenario.

Sebbene la misura offra vantaggi evidenti, come la possibilità per i lavoratori di migliorare la propria pensione e per lo Stato di ridurre i costi previdenziali, è necessario considerare attentamente le implicazioni a lungo termine.

La riforma, se attuata, dovrà bilanciare l’esperienza e le competenze dei lavoratori più anziani con l’esigenza di favorire il ricambio generazionale e garantire un sistema previdenziale equo e sostenibile per tutti.

La pensione “obbligatoria” oggi

Attualmente, secondo le regole vigenti, un dipendente pubblico è tenuto ad andare in pensione a 65 anni se ha maturato i requisiti contributivi per la pensione anticipata ordinaria, ovvero 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Qualora non vengano raggiunti tali requisiti, il pensionamento scatta a 67 anni, in linea con l’età prevista per la pensione di vecchiaia.

Ebbene, la fine della pensione obbligatoria a 65 anno (o 67 anni) sembra essere vicina. La nuova proposta di riforma introdurrebbe una maggiore flessibilità per i lavoratori, consentendo loro di prolungare l’attività lavorativa e accumulare ulteriori contributi, con un impatto positivo sul futuro assegno pensionistico. Questo aspetto potrebbe risultare particolarmente vantaggioso per coloro che desiderano aumentare il proprio montante contributivo e, di conseguenza, migliorare la propria posizione previdenziale.

Pensione a 70 anni: vantaggi per lavoratori e lo Stato

Andando nel dettaglio, la possibilità di andare in pensione a 70 anno per i dipendenti pubblici offrirebbe benefici sia ai lavoratori che allo Stato. Da un lato, i lavoratori più anziani, spesso in posizioni di responsabilità, potrebbero continuare a mettere a disposizione la propria esperienza e competenza, contribuendo alla formazione e all’affiancamento dei nuovi assunti.

Questo processo di trasferimento delle competenze è particolarmente rilevante in settori dove l’esperienza rappresenta un valore aggiunto insostituibile.

Dall’altro lato, lo Stato trarrebbe vantaggio dal mantenimento in servizio di personale qualificato per un periodo di tempo più lungo. Ciò permetterebbe di evitare il turnover immediato, riducendo così la necessità di nuove assunzioni e mantenendo stabili i costi del lavoro.

Le criticità della proposta

La misura proposta prevedrebbe che, in caso di trattenimento in servizio di un dipendente, le amministrazioni pubbliche rinuncerebbero all’assunzione di nuovo personale per un ammontare pari al 10% della spesa necessaria per le nuove assunzioni. Questa riduzione del turnover immediato andrebbe a beneficio del bilancio pubblico, contribuendo a contenere la spesa previdenziale.

Nonostante i potenziali benefici, la proposta di estendere la pensione a 70 anni non sarebbe priva di criticità. In primis, è fondamentale considerare l’impatto che un prolungamento della carriera potrebbe avere sui lavoratori stessi. Non tutti i lavoratori, infatti, potrebbero essere in condizioni fisiche o psicologiche di sostenere un’attività lavorativa fino a un’età così avanzata. Questo aspetto potrebbe creare un divario tra coloro che sono in grado di lavorare più a lungo e coloro che, per motivi di salute, non possono farlo.

Inoltre, il rinvio del pensionamento potrebbe avere conseguenze anche sul ricambio generazionale all’interno delle amministrazioni pubbliche. La permanenza in servizio di lavoratori più anziani potrebbe rallentare l’ingresso di giovani professionisti nel mondo del lavoro, ostacolando l’innovazione e l’apporto di nuove competenze. È quindi necessario valutare attentamente l’equilibrio tra l’esperienza dei lavoratori più anziani e la necessità di rinnovamento all’interno del settore pubblico.

La proposta di pensione a 70 anni nel contesto delle riforme previdenziali

La possibilità di andare in pensione a 70 anni rientra in un contesto più ampio di riforme previdenziali che il governo sta valutando.

Tra le proposte in discussione ci sono anche le cosiddette “Quota 41” e “Quota 104”, che potrebbero sostituire l’attuale Quota 103, offrendo soluzioni più flessibili per il pensionamento anticipato.

In questo quadro, la scelta di permettere ai dipendenti pubblici di prolungare la propria carriera fino a 70 anni si inserirebbe come una misura complementare. Che andrebbe a garantire sostenibilità al sistema pensionistico, riducendo la pressione sulle casse previdenziali.

Evidenziamo che per ora, la facoltà di prolungare il lavoro fino a 70 anni rimane solo una proposta che dovrà trovare spazio definitivo nella prossima manovra di bilancio. O nella più complessa riforma pensioni.

Riassumendo…

  • Tra le ultime proposte al vaglio del governo c’è la possibilità di pensione a 70 anni per i dipendenti pubblici.
  • L’estensione lavorativa migliorerebbe la pensione e consentirebbe di accumulare più contributi.
  • Lo Stato beneficerebbe dell’esperienza dei lavoratori e ridurrebbe il turnover immediato.
  • La misura aiuterebbe a contenere la spesa previdenziale attraverso la riduzione delle nuove assunzioni.
  • Possibili criticità includono problemi fisici e psicologici dei lavoratori anziani.
  • La proposta si inserisce nel contesto delle riforme previdenziali come Quota 41 e 104.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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