Andare in pensione utilizzando la contribuzione previdenziale accumulata negli anni di lavoro è ciò che un lavoratore deve fare. Perché non c’è misura di pensionamento che non ha negli anni di contributi versati uno dei requisiti da centrare. A volte, però, si possono far valere più contributi di quelli che effettivamente si trovano sull’estratto conto contributivo. Una cosa per esempio che possono fare i cosiddetti precoci, lavoratori che hanno iniziato la carriera prima del compimento dei 18 anni di età. Da non confondere con i precoci di quota 41.

Ma non tutti coloro i quali hanno iniziato a lavorare prima del compimento della maggiore età possono rivendicare questa sorta di bonus contributivo.

“Salve, volevo capire bene come funziona il meccanismo della maggiorazione contributiva per i precoci. Io ho iniziato a lavorare molto presto. La mia prima assunzione infatti è stata a 16 anni. Ho quindi due anni di lavoro e contribuzione prima dei 18 anni. Secondo la legge questi due anni di contributi valgono 3 anni, giusto? Visto che ho 41 anni di contributi e 61 anni di età, se vale questo bonus potrei trovarmi già a 42 anni e quindi a 10 mesi dalla mia pensione anticipata. Vi chiedo questo chiarimento se potete.”

Pensione anticipata grazie allo sconto per i precoci, ecco quando due anni di lavoro valgono 3 anni

Il bonus contributivo per i precoci, o maggiorazione contributiva, è un istituto che consente a chi ha iniziato a lavorare molto presto, di far valere 1,5 volte i contributi versati in tenera età. In pratica i contributi versati prima dei 18 anni valgono il 50% in più rispetto agli altri. Ma questo solo per il diritto alla pensione e non per la misura. In pratica, chi riesce ad arrivare a 42 anni e 10 mesi di contributi grazie a un anno recuperato con questa maggiorazione, come il nostro lettore, ha diritto alla pensione anticipata, ma questa sarà calcolata su 41 anni e 10 mesi di contributi, cioè al netto di quell’anno recuperato con il bonus prima citato.

Trattamenti contributivi, sconti e maggiorazioni per la pensione anticipata precoci, ma non la quota 41

Innanzi tutto va detto che la maggiorazione per i precoci non va confusa con il beneficio della quota 41. Questa misura infatti è destinata ai precoci, ma solo per chi prima dei 19 anni di età ha un anno di contribuzione effettiva. I lavoratori precoci in senso largo invece, sono coloro che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età. E la maggiorazione loro destinata è quella prima citata, che vale il 50% in più di contribuzione per ogni periodo di versamento antecedente la maggiore età. Ma solo per chi rientra in pieno nel sistema contributivo.

Nessuno oggi può godere di questa agevolazione per arrivare alla pensione anticipata ordinaria. Perché per ovvie questioni temporali, nessuno può trovarsi con circa 40 anni di contributi se ha iniziato a lavorare dopo il 1995. E solo chi non ha contributi previdenziali prima del 1996 rientra nel sistema contributivo puro.

L’unico vantaggio per i veri precoci è la maggiorazione, ma solo nel sistema contributivo

La maggiorazione contributiva per i precoci quindi si applica ai cosiddetti contributivi puri e basta. E questa maggiorazione, introdotta dall’articolo 1 comma 7 della Riforma Dini (Legge n° 335 del 1995, ndr), è oggi l’unico vantaggio per i precoci che rientrano nel sistema contributivo. Infatti anche la quota 41 per i precoci non è una misura ad appannaggio di chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. In definitiva, il nostro lettore non ha possibilità alcuna di godere di questa maggiorazione. Avendo iniziato a lavorare sicuramente prima del 1996, non ha diritto al bonus. Però, se rientra tra i disoccupati, i caregivers, gli invalidi o i lavori gravosi, al raggiungimento dei 41 anni di contributi ha la possibilità di verificare il suo diritto alla quota 41 per i precoci.

Perché effettivamente ha un anno di contributi antecedenti i 19 anni di età.